
Il segretario nazionale della Federazione sindacati indipendenti Sarah Yacoubi, in maniera riservata, ha incontrato l’altro ieri al Consolato tunisino, il console tunisino del Mezzogiorno, Beya Ben Abdelbaki
L’incontro, in un clima di cordialità e di collaborazione, ha consentito un confronto aperto anche su temi delicati come l’immigrazione clandestina, che oggi in Italia regge la maggior parte del dibattito politico e culturale.
Yacoubi ed il Console tunisino Beya Ben Abdelbaki hanno concordato sul fatto che il fenomeno va affrontato “in un’ottica avulsa dalla propaganda elettorale”.
“Pertanto – ha spiegato Yacoubi – al fine di pervenire ad una corretta analisi e gestione della presente crisi occorre analizzare il passato, prendere atto del presente ma guardare al futuro.
Occorre ricordare – ha proseguito- che fin dalla preistoria, l’uomo si spostava da un territorio all’altro, in cerca di cibo, e di un posto accogliente per vivere. La migrazione dei popoli fra un continente e l’altro ha così consentito la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta.
Successivamente alla fase evolutiva della specie, in era ormai moderna fra i tanti avvenimenti che hanno caratterizzato la storia italiana, uno dei più importanti è stata sicuramente l’emigrazione.
Il popolamento di alcuni paesi del mondo, si deve, in gran parte, a questo fenomeno; nel secolo scorso, paesi extra-europei ricchi di risorse naturali, hanno incoraggiato la migrazione di alcuni popoli. Tra il 1870 ed il 1970, circa 27 milioni d’italiani lasciarono l’Italia per andare in cerca di fortuna nel ‘nuovo mondo’.
Ma ancora oggi migliaia di giovani italiani insoddisfatti delle opportunità (o sarebbe meglio dire delle mancate opportunità ) italiane si recano all’estero, specialmente in Inghilterra, ove possono, o sperano, realizzare le loro aspirazioni.
Se ci pensiamo bene, sono le stesse cose che gli immigrati oggi cercano in Italia e/o in Europa: stabilità economica e lavoro, ma si badi bene con l’aggiunta non proprio trascurabile della ricerca dell’incolumità personale”
“Specialmente quest’ultimo dettaglio – hanno auspicano concordemente Sarah Yacoubi ed il Console tunisino Beya Ben Abdelbaki – ci deve indurre a rivedere l’odierna politica sull’immigrazione per uscire dalla mentalità emergenziale intervenendo sia a monte che a valle degli sbarchi ovvero di riaprire canali regolari di immigrazione, concordati con i paesi d’origine, selezionati in base alle esigenze del mercato, per poi intervenire sia a livello europeo che nazionale con una politica della fermezza rispetto all’immigrazione irregolare, fattore che costituirebbe un segnale forte per dare ai cittadini la doverosa sensazione che lo Stato controlla, attraverso i flussi, i confini, non più forzati dai barconi dei disperati.
Il successivo processo di integrazione strutturata – hanno rilevato – fatta di agenzie nazionali che si occupano professionalmente della questione, che indicano criteri minimi, che controllano, selezionano, valutano e respingono chi non lavora all’altezza degli standard individuati riporterebbe le migrazioni sotto il controllo degli Stati e consentirebbe di ritornare a una situazione più accettabile anche per il nostro mercato del lavoro e per le nostre società.
Diversamente, l’accoglienza così come oggi è fatta rischia di essere solo una spesa improduttiva, che produce dropout anziché integrazione.
Siamo convinte che i flussi migratori – hanno concluso – Sarah Yacoubi che il console Beya Ben Abdelbaki – sono, come tali, regolabili e canalizzabili, almeno in buona misura. Occorre ora decidere se lasciarli alla mercé dei nuovi schiavisti, o assumersi la responsabilità di affrontare i problemi per provare, finalmente e definitivamente, a risolverli”.
