“Durante gli anni dell’Amministrazione di Franco Sammarco, ogni cosa sembrava addebitabile al sindaco, causa prima, e secondo alcuni unica, della carenza di acqua, delle perdite idriche, delle strade mal riparate e perfino dell’alluvione! Qualche mano ignota è arrivato anche a scrivere sui muri ‘Sammarco vattene’; erano altri tempi, paragonati a quelli di oggi, con cittadini sordi e silenti di fronte al placido galleggiare, ormai da diversi mesi, di questa maggioranza”.
Guarda anche al passato l’esponente di Sinistra Italiana Gernando Marasco che precisa comunque che “non pensiamo assolutamente, né vogliamo minimamente insinuare che l’emergenza-acqua di questi giorni sia colpa o negligenza dell’Amministrazione guidata dal sindaco Costa; lo stesso discorso vale per i rifiuti abbandonati in discariche improvvisate, appena fuori dal centro cittadino. Né tantomeno – aggiunge – vogliamo incitare il popolo vibonese alla sollevazione o cavalcarne la rabbia, non è nella nostra cultura politica e morale. Vorremmo semmai che la nostra comunità reagisse, che recuperasse l’orgoglio ferito e un elementare senso civico fatto di dignità e senso della protesta collettiva contro questa Amministrazione che ha fallito nell’amministrare e anche nello stare insieme come squadra. Vorremmo risvegliare i sentimenti civili e democratici dei cittadini, recuperando la passione di tutte le categorie sociali, al fine di programmare un disegno sugli obiettivi da realizzare reale, chiaro ed alternativo, responsabilmente equo nelle misure da adottare su tutto il territorio”.
“Non è colpa del sindaco – rileva Marasco – se si verificano guasti nelle condutture dell’acqua; ma nel programma de ‘La città che vorrei’ si parlava esplicitamente di pozzi, al fine di una progressiva emancipazione dalla Sorical e dall’Alaco… Chi deve dare risposte su questo? E poi, dato che i guasti non sono rarità, l’ultimo è stato sei mesi fa, perché non dotarsi di un piano di emergenza che preveda un’organizzazione per fronteggiare le criticità? Oltretutto, a differenza del giugno scorso, oggi non c’è neanche un assessore a cui rivolgersi: Lorenzo Lombardo e gli altri ormai da un mese hanno rimesso le loro deleghe nelle mani del sindaco. Che non può interpretare questo messaggio politico come un ‘mandato più pieno’, non siamo ai tempi della Francia di Luigi XIV e de ‘lo Stato sono io’”.
Alla luce di tutto ciò, Marasco invita il sindaco Costa “a prendere atto della realtà” e specifica che “l’idea lanciata un mese fa dal senatore Mangialavori e da lui prontamente ripresa, quella delle larghe intese emergenziali e di una Giunta tecnica e di alto profilo, ci trovava contrari fin da subito; ma oggi è un dato di fatto che è una soluzione impraticabile: i Progressisti, Vibo Unica e il consigliere Russo si sono chiamati fuori e assessori tecnici disposti a imbarcarsi sulla nave di Costa non se ne sono visti. Da mesi sentiamo parlare di dimissioni e sfiducia, la discussione è diventata stucchevole; l’unico che può veramente staccare la spina è il sindaco. Non perché sia l’unico responsabile del fallimento, ma perché è l’unico che potrebbe averne il coraggio e la forza e anche quello più legittimato a farlo: il sindaco è stato votato direttamente dai cittadini e solo lui può ‘mandare tutti a casa’. È stato il dottor Costa a allestire la coalizione, a attrarre magneticamente partiti e movimenti di centro e di destra, a mettere su una squadra fortissima nelle urne ma debole nell’amministrare. Un uomo del calibro e dalla lunga esperienza come lui deve accettare che la realtà è mutata e prendere atto che quelli che erano i suoi alleati oggi non lo sostengono più: Vibo Unica gli fa opposizione, i Liberali si sono tirati fuori dall’esecutivo… A chi può chiedere il sostegno sui ‘quattro-cinque punti per concludere la legislatura’? A quelli che si erano candidati con Antonio Lo Schiavo e contro di lui? Con tutto il rispetto, che senso avrebbe? Gettare la spugna – conclude – non sempre è una resa ingloriosa: a volte può essere più dignitoso del barricarsi nel proprio fortino, fingendo di non vedere l’insoddisfazione generale della città e giocando a rimpiattino con i consiglieri comunali”.
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