
Proseguono con successo le conversazioni sulla cultura greca, indette dal Salottino Vibo Città Antica, con la presenza della professoressa Maria Concetta Preta, docente di Antichità Classiche al “Morelli” di Vibo Valentia. Per la Giornata Internazionale della Donna, la figura del grande drammaturgo ateniese del V secolo, Sofocle, e la sua tragedia Elettra sono stati argomento della sua lectio Magistralis, svoltasi, appunto, sabato 8 marzo e che ha visto la presenza dei soci del sodalizio, presieduto da Mimmo Grillo, e gli alunni del Liceo Classico che si apprestano alla maturità e risultano iscritti al seminario della loro insegnante, preludio per la visione dei drammi in cartelline a Siracusa per la 6oesima stagione dell’INDA (Istituto Nazionale dramma antico).
Saranno proprio due drammi di Sofocle ad essere messi in scena: Elettra ed Edipo a Colono, insieme alla Lisistrata di Aristofane e ad un adattamento dall’Iliade. Il debutto è fissato per la giornata del 9 maggio prossimo. La lectio della docente, dopo un’accurata sintesi della tragedia, si è concentrata sulla figura della protagonista e, soprattutto, sull’odio morboso, provato da questa, nei confronti della madre; un odio, ha sottolineato la relatrice, che si trasmuta in un ossessivo rievocare i torti che ha subito e ancora subisce e in un instancabile maledire la madre, più volte immaginata mentre divide il letto con il boia di Agamennone, Egisto. Emblematico anche l’incipit della serata: perché un personaggio come Elettra nella Giornata della Donna? Perché è nell’antichità, ha sottolineato la scrittrice, che troviamo le prime figure femminili che vivono un processo dia autodeterminazione che le porta a scontrarsi con la realtà e talora col Fato, anche rischiando la propria vita. Donne forti come Elettra, emblema dell’odio e della vendetta che consuma la vita, sono paradigmatiche di un certo modo di vedere la donna attraverso quella lente d’ingrandimento che è la grande letteratura, sebbene prodotta dagli uomini. Una riflessione tra Passato e Presente, quindi, per fare luce su come si sia creata in Occidente la cultura patriarcale e di come solo tra mito e teatro potessero esistere figure femminili autonome mentre le cose erano molto diverse nella realtà. “E lo furono per molto tempo”, ha commentato il moderatore della serata, il giornalista Ivan Fiorillo, che ha ripercorso le tragedie femminili nella storia recente. Al centro dell’incontro ci sono stati i liceali del “Morelli” che hanno curato alcune letture e un’intervista sul saggio “Le donne sono isole” di Titti Preta, condotta brillantemente da Ivan Fiorillo, che ha scandagliato con l’autrice il senso del testo. È stato, infatti, sottolineato che, “Le isole del Mediterraneo, oggi ricercate sedi di villeggiatura, un tempo rappresentarono l’ignoto, il proibito, l’emarginazione, il confino”. Un mondo lontano, oasi di serenità o di travaglio, luoghi del “meraviglioso” e del “diverso”, pensati in antitesi alla terraferma; un universo a sé, una separazione dal caos del reale. Gli esseri umani, che non possono esistere senza un mondo, sono legati alla dimensione dell’isola: in fondo, è stato questo il messaggio centrale, siamo tutti isole. E le donne di più. “Siamo tutti isole disperse nel mare dell’infinito – ha enfatizzato l’autrice – e ci alimentiamo di sogni e di chimere”. Sono queste le “isole del mito”: indefinite geograficamente, senza tempo, senza storia; e ancora, proiezioni oniriche, non-luoghi, arcadie. Interessante e fonte di riflessione sono state l’analisi delle azioni delle donne del passato, le loro storie fatte di solitudine, di duri prezzi da pagare per aver infranto le norme sociali o politiche, con l’intento di capire, anche, in cosa sia consistita la devianza femminile nell’antichità (e se abbia dei richiami al presente). Questa indagine sulla ribellione, sulla diversità, sull’autonomia, è una storia antica e attuale, è stato specificato; il mythos è popolato da un ampio novero di donne che trasgrediscono: fattucchiere esiziali, brutali guerriere, madri deplorevoli, assassine spietate, amanti imperdonate ed imperdonabili, solo per citarne alcune; sono racconti di gesta esecrabili e nefande in cui la distinzione fra crimine e trasgressione è talora incerta. “Anche nella tragedia greca – ha specificato la Preta – trasfigurazione del passato e stigmatizzazione di comportamenti inaccettabili, le trasgressive additano quello che non va fatto. Le eroine non fanno sempre del bene nell’Antichità, dopo aver agito, esse vivono in un isolamento tragico e, nel rivendicare caparbiamente la propria autonomia, sanno di doverne pagare le conseguenze. Per questo sono eroine, per non essersi piegate alla legge della Necessità, al volere di un tiranno, alle convenzioni sociali, all’inconoscibile Fato”. Queste donne sono “isole”, è stato rimarcato, ovvero le eccezioni del “femminile-pensiero”. Sono storie di differenze e di emarginazione: ognuna di loro è un’isola. E proprio in seguito a questa valorizzazione della figura femminile e dopo l’attenta analisi delle sue azioni che, seppur condannate dal contesto in cui vivevano, avevano come scopo la loro autodeterminazione, la serata si è conclusa con la recita di un inno, curato dal coro di studentesse e diretto dalla loro docente, a cui ha fatto seguito la distribuzione delle mimose alle donne presenti in sala. Il ciclo di conversazioni classiche della professoressa Preta, iniziato a settembre 2024, si completerà in aprile; “sarà così possibile – afferma la professoressa – comprendere a pieno il senso delle rappresentazioni dopo aver seguito le lezioni”.

