“Finalmente, dopo un lungo stallo, la Denominazione comunale della terracotta di Gerocarne ha un suo specifico logo distintivo, un marchio di garanzia che consente di valorizzare ancora di più l’antica tradizione artigiana del nostro paese e, con essa, l’intero territorio comunale cui si lega in maniera indissolubile da secoli, al punto da divenirne uno degli elementi maggiormente identitari”. È quanto afferma il sindaco Vitaliano Papillo che spiega: “nei giorni scorsi, l’Amministrazione comunale ha deciso di accelerare l’iter sulla materia, modificando il regolamento esistente e omologando il logo, appunto, nell’intento di fornire un sostegno aggiuntivo alla preservazione ed alla tutela della perseveranza dei nostri maestri vasai e della loro arte manuale, divenuta rilevante al punto da suscitare anche l’interessamento del maestro orafo Gerardo Sacco, che ha realizzato una linea d’arredo con i manufatti delle nostre antiche botteghe. Con il nuovo logo ‘Deco’, in particolare, andiamo a certificare un segno caratterizzante della provenienza delle terracotte dal nostro territorio, collegandole ad esso come una pelle e fornendo, in tal modo, una utile ed efficace forma di marketing territoriale che, da qui in avanti, certificherà ufficialmente le caratteristiche intrinseche e le qualità che devono avere i manufatti per potersi certificare come provenienti da Gerocarne, universalmente, e da ora ufficialmente, conosciuto come il paese dei maestri vasai. Un logo – precisa il primo cittadino – che, in sostanza, sarà una vera e propria firma d’autenticità, come quella apposta ad un quadro, ad una scultura, ad un’opera d’arte, che permetterà di riconoscere con certezza, tra mille altri prodotti simili, gli oggetti che provengono dagli artigiani gerocarnesi, senza possibilità di incorrere in imitazioni malfatte. Un segno di riconoscimento molto utile per un prodotto di nicchia nell’epoca della globalizzazione, in cui circolano contraffazioni provenienti da mercati emergenti e realizzate con materiali scadenti e poco duraturi, se non dannosi per la salute. Si tutela e rende riconoscibile, in tal modo, il ‘nostro’, e con esso l’intero territorio. Ciò – è la conclusione – non vuol dire essere campanilisti e chiudersi, ma significa tutelare secoli di tradizioni ed arte manuale, tramandata allo stesso modo da padre in figlio e giunta a noi, che abbiamo avuto il privilegio di ricevere una preziosa eredità da conservare e difendere”.
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