Tutto crolla attorno a Falcomatà: disertori in fuga, in trincea solo i lealisti cavalier serventi

Da qui al rinnovo del Consiglio comunale a Falcomatà resteranno a disposizione, meritatamente, solo i cavalier serventi

Chi l’avrebbe mai detto? Chi se lo sarebbe mai immaginato? Sembra proprio che sia iniziata la fuga a pieno ritmo dai ranghi del centrosinistra nella direzione del carro che tutti considerano occupato, a Reggio Calabria, dal prossimo vincitore della sfida di palazzo San Giorgio: il centrodestra, ancora senza leader e, quel che è peggio senza candidato. Ai disertori non interessa chi sarà il loro nuovo capo, essi si sottomettono a prescindere perché sono guidati solo ed esclusivamente dalla stella cometa della contingente convenienza personale ai fini di una “progressione di carriera” che adesso prevede, nei piani astratti, un salto a Palazzo Campanella, dalle parti del Consiglio regionale. Non importa a bordo di quale carrozzone arrivarci, l’importante è ottenere il permesso di partecipare all’orgia sfrenata dei miserabili.

Certo, su queste pagine, chi ha avuto la buona volontà e la costanza di seguirci fin qui, saprà bene, da oltre un anno, che ammiccamenti e riposizionamenti erano già stati avviati da un pezzo e sanno, dunque, che quello di Demetrio Marino, in transito direttamente dalle file del centrosinistra a quelle di Fratelli d’Italia o quello di Nicola Paris il cui riparo ha invece le insegne dello Scudo Crociato, sono solo le avanguardie di ciò che sta per accadere. Entrambi sono esperti della specialità, come diversi altri colleghi con le medesime, biasimabili, caratteristiche. Lo abbiamo scritto a chiare lettere quando ancora il 2019 non aveva conosciuto la sua prima alba: da qui al rinnovo del Consiglio comunale di Reggio Calabria, a Falcomatà resteranno a disposizione, meritatamente, solo i cavalier serventi senza altre strade da percorrere se non quella che conduce in fondo al burrone al seguito del loro sindaco. Non faranno una figura degna di essere raccontata ai nipotini loro, men che meno la fanno i traditori di professione che hanno un’unica dote da poter mostrare: una faccia tosta senza eguali, autentico passepartout per attraversare indenni i labili confini tra le due coalizioni così da potersi accasare sempre, in ogni caso, nelle accoglienti stanze avvolte dal tepore del potere che, peraltro, vista la loro bassezza morale pari alla assoluta inconsistenza politica, non sanno nemmeno esercitare. Peggio della sempiterna categoria dei transfughi verso la vittoria senza margini di rischio sono, però, i padroni delle case che li accolgono, i quali, pur di raccattare dalla strada qualche centinaio di voti da sottrarre all’avversario, costruiscono essi stessi ponti d’oro agli infedeli. Costoro non hanno un’idea da portare avanti, figuriamoci un ideale in cui credere, ma in virtù di questo essere niente, si trovano lì, nel mezzo, impegnati solo ad aggrapparsi alla zattera che li possa condurre fin sulla sponda dell’opportunismo dove troveranno ad attenderli i loro clientes, che dell’elettorato rappresentano la parte più sudicia, quella che ha infangato qualunque sogno di fare della Calabria una terra degna.

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