
Il flusso di turisti riversatosi su Serra San Bruno è stato motivo di soddisfazione per la comunità che ha visto il proprio territorio diventare una desiderabile meta da raggiungere. Merito soprattutto della bellezza del patrimonio naturale, artistico, storico ed architettonico: con una più efficace attività promozionale la risposta potrebbe anche essere migliore, soprattutto in termini di durata delle permanenze.
In questo contesto di spunti positivi, vanno però registrate alcune (non secondarie) criticità. Partiamo dall’esigenza di una maggiore vigilanza nei luoghi che ospitano le aree picnic o che comunque si prestano a pranzi all’aperto. Zone talvolta difficili da controllare non solo per l’esiguità di personale addetto al servizio (non solo il Comune, ma anche il Parco delle Serre e le altre Istituzioni preposte potrebbero – attraverso le opportune dotazioni di risorse umane e materiali – implementare il servizio), ma anche per la loro stessa posizione. E fermo restando che la mancanza di senso civico dei visitatori va messa in rilievo, socialmente condannata e giuridicamente punita senza se e senza ma. Perché se è dovere dei locali (che, in caso di scorrettezza, possono essere soggetti al biasimo della collettività) mantenere la pulizia di queste aree, lo è ancora di più di chi è ospite (che arriva, consuma, sporca e scappa, senza poi incorrere nella critica diretta popolare). Emblematica, in questo senso, è la situazione di località “Rosarella”, dove cumuli di rifiuti sono stati abbandonati senza scrupolo alcuno nel verde della natura. Parti di quello che potremmo definire “arredo delle aree boscate” sono state addirittura prelevate.
Altro fattore da non sottovalutare: se molte attività commerciali hanno cercato di accogliere i turisti, altre hanno giocato su prezzi e quantità dei beni o servizi offerti, causando insoddisfazione, intenzioni di non tornare più a Serra e potenziali danni d’immagine.
Dunque, la via dello sviluppo può essere percorsa, ma a patto di avere la consapevolezza del valore di questo “tesoro”: gli attori sociali ed istituzionali devono fare squadra, le denunce su mancanze o malfunzionamenti vanno senz’altro proposte, magari tenendo conto della tempistica e degli effetti sull’intero contesto. L’obiettivo, insomma, dovrebbe essere il bene comune e non quello proprio a scapito dell’altro perseguito da chi – applicando nel piccolo le teorie egoistiche – considera la crescita come un gioco “a somma zero”.

