Entra nella fase operativa, dopo l’opportuno training in aula e sul campo, l’accordo tra l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Calabria (Arpacal) ed il Servizio regionale del Soccorso Alpino e Speleologico della Calabria (SASC) che prevede il posizionamento degli esposimetri per la misurazione della presenza di gas radon nelle grotte calabresi.
Sono circa quattrocento, infatti, le cavità censite dal Catasto Grotte della Calabria: alcune hanno uno sviluppo di poche decine di metri, mentre altre di diversi chilometri. Queste cavità naturali, dall’incommensurabile valore naturalistico-ambientale, rappresentano dal punto di vista scientifico un “laboratorio naturale” ideale per studiare alcune dinamiche che interessano la propagazione e l’accumulo del Radon, gas nobile radioattivo di origine naturale. I prodotti del decadimento di questo gas, detti tecnicamente “figli del Radon”, possono legarsi alle pareti, ai pavimenti, alle persone o alle particelle nell’aria ed essere inalate, aumentando conseguentemente il rischio dell’insorgenza di neoplasie polmonari.
Dall’esigenza scientifica di Arpacal, e dalla necessità di salvaguardare anche la salute di chi opera a quelle profondità sotterranee, che è nato l’accordo tra Arpacal ed il Soccorso Speleologico del Servizio regionale Calabrese per sviluppare insieme una ricerca sperimentale che studi le condizioni in cui si potrebbero accumulare sacche importanti di gas Radon nel sottosuolo.
Così, nei giorni scorsi, per far il punto della situazione sull’accordo in corso, a due mesi dall’avvio dei primi posizionamenti degli esposimetri, una delegazione del Soccorso Speleologico del Servizio regionale calabrese, composta dal dottor Gianluca Robertelli, geologo e responsabile della Stazione Speleo Calabria, dal dottor Pierpaolo Pasqua, componente della Stazione Speleo, ha incontrato il commissario dell’Arpacal, Maria Francesca Gatto.
“Una collaborazione che si rivela proficua già nei primi mesi di attività – ha avuto modo di commentare il commissario Gatto, accompagnata dalla dottoressa Silvana Naccarato e dal dirigente del Servizio Controllo di gestione e Performance, dottor Pietro De Sensi – con una organizzazione che, mi piace ricordarlo, è tra le fondatrici del sistema nazionale di Protezione Civile e, per le sue peculiarità professionali, è una delle punte di diamante che vengono usate nelle situazioni più delicate”.
“Avendo personale perfettamente formato, ma anche medici nei propri organici – ha dichiarato Gianluca Robertelli che ha portato i saluti anche del presidente del Soccorso Alpino della Calabria, Luca Franzese – la nostra organizzazione è in grado di prestare soccorso nei posti più impervi e, dettaglio di non poco conto, essere in grado di stabilizzare il ferito esattamente dove si trova. Da qui, oltre alla collaborazione con Arpacal nella ricerca scientifica, è nata la necessità di garantire la salute di chi, come i nostri speleologi, presta soccorso in profondità rocciose importanti in condizioni oggettivamente disagiate”.
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