
La città di Reggio Calabria, sfinita da troppi anni di cattiva amministrazione, sembra finalmente intravedere un barlume di speranza. Sabato pomeriggio, su iniziativa di Eduardo Lamberti Castronuovo, ha iniziato a prendere forma un nuovo Polo Civico, con l’ambizioso obiettivo di riunire le forze migliori di questa terra e porre fine alla sciagurata stagione politica inaugurata dall’Amministrazione Falcomatà. Un’Amministrazione il cui bilancio è, senza tema di smentita, disastroso: degrado urbano, un’opacità gestionale indegna di una città che voglia anche soltanto anche dirsi normale, incapacità elevata a sistema impermeabile a qualsiasi genere di qualità. Reggio giace oggi nel torpore di un ceto politico inetto, preda di un oblio che ne ha corroso perfino il tessuto sociale.
Ma se la denuncia dell’inadeguatezza è d’obbligo, ciò che oggi conta è guardare avanti. Ed il nuovo soggetto civico promette di farlo con serietà e competenza, due valori che troppo spesso sono stati sacrificati sull’altare della mediocrità, personale e politica. Tra i primi fautori spiccano nomi di peso: Demetrio Arena, Luigi Tuccio, Antonio Marziale e numerosi altri. Uomini di comprovata esperienza e rettitudine, pronti a restituire alla città il governo illuminato che merita. La loro adesione non è mera formalità, bensì dichiarazione d’intenti: la città deve risorgere, e per farlo ha bisogno di competenza, visione, cultura. Parola, quest’ultima, spesso svilita e ridotta a orpello retorico, ma che in questo contesto si carica di un significato autentico e imprescindibile: senza un ritorno alla bellezza, senza un rinnovato culto del sapere e della responsabilità, Reggio Calabria resterà schiava della sua stessa rassegnazione. Persone che, per visione e vissuto, incarnano il senso di quella responsabilità amministrativa scaraventata giù dalle scale di Palazzo San Giorgio nell’ottobre del 2024 e mai più risalita. Figure che, nella speranza coltivata dalla parte sana della città, rappresentano una garanzia solida in un contesto dove la classe dirigente si è spesso rivelata una ridicola armata Brancaleone dedita alla gestione del potere e indifferente al bene comune.
Il punto di partenza dichiarato è la cultura. Un’affermazione che non è (e non deve essere) un mero slogan, ma un impegno concreto. Perché solo attraverso la riappropriazione della bellezza, dell’etica pubblica, della competenza, questa città potrà risollevarsi dalla china nella quale è sprofondata. Un messaggio chiaro che si condensa nelle parole pronunciate da Nuccio Azzarà: “La gente perbene deve riprendersi la città”. Una frase che non merita di restare un semplice proclama, ma deve trasformarsi in una linea guida ferrea: chi ha condiviso la catastrofica esperienza di governo targata Falcomatà non potrà e non dovrà avere cittadinanza in questo progetto. Nessuna riabilitazione politica per i responsabili del declino.

Le dichiarazioni di Luigi Tuccio tracciano ulteriormente il solco: “Gli esseri pensanti danno fastidio alla politica. I partiti oggi abbassano il livello culturale e la borghesia professionale si è ritirata”. Parole che suonano come un atto d’accusa al tempo stesso impietoso ed incontestabile. La politica reggina, negli ultimi anni, ha bandito il merito, ha soffocato il dissenso, imposto il conformismo del mediocre, relegando al silenzio chiunque avesse una visione più alta e un pensiero strutturato. E così, tra inefficienze e arroganze, si è generato un vuoto di potere che ha condannato la città a un’agonia senza fine. Ecco, dunque, il vero nemico: l’atrofizzazione dell’intelletto, la sistematica esclusione della competenza, la volontaria regressione di un’intera comunità in una condizione di sudditanza intellettuale. Se il Polo civico vuole realmente imprimere un cambiamento, dovrà restituire a Reggio i suoi strumenti di elevazione: l’amore per la conoscenza, la cura per la res publica, la consapevolezza di un destino che non può più essere lasciato nelle mani di chi ha dimostrato di non saperlo guidare.

Ora il Polo Civico ha la responsabilità di dimostrare che il riscatto è possibile. Che esiste un’alternativa reale all’inettitudine amministrativa. Ma perché ciò avvenga è necessario che i suoi promotori mantengano una linea intransigente: porte sbarrate agli opportunisti, a chi cerca solo una nuova bandiera sotto cui ripararsi, a chi ha fatto del trasformismo la propria cifra politica.
Il tempo stringe: tra poco più di un anno Reggio tornerà alle urne. È un’occasione irripetibile per spezzare un ciclo di malgoverno che ha umiliato questa città. Il Polo Civico ha aperto una strada che, per essere tale, necessita di passi che la solchino: il futuro di Reggio dipende da chi avrà l’audacia di camminarvi senza i condizionamenti perversi orchestrati da chi, pervicacemente, si è impegnato, utilizzando trame clientelari, nel far brancolare nel buio una comunità intera.