Tesi, antitesi e…S’Intesi

La Resurrezione della Speranza si è posata sul capo di molti, ma non di tutti. Per esempio non su quello dei reggini sacrificati in una Via Crucis interminabile che proprio in queste ore ha vissuto picchi di intensità inimmaginabile a causa di soldati del falcomatismo che hanno intinto l’aceto della loro succube strafottenza nei confronti dei cittadini in concetti fuori luogo e del tutto estranei alle loro assai limitate capacità. Pomo della discordia la petizione popolare su rifiuti e TARI che, ohibò, non rispetta il Sacro Regolamento, come stabilito dal Sommo Sacerdote del Consiglio comunale, il presidente Enzo Marra, finissimo giurista e Magnifico Rettore dell’Università della Strada, la più frequentata ai tempi social ed asseverato dai guardiani del Tempio, Marcantonio Malara e Mario Cardia, custodi della sigletta “S’Intesi”.

Militi inquadrati nel Consiglio comunale più screditato e legittimato della Storia reggina in quanto partorito da un sistema truffaldino, non si sono lavati le mani come Ponzio Pilato qualsiasi, ma hanno scelto di immolare la rispettabilità, personale e delle Istituzioni, pur di proteggere quello strapuntino che concede loro uno status di dignitari altrimenti irraggiungibile. Avvolgersi col mantello cucito da cavilli formali per silenziare il volere che, alto si leva dai piani bassi della plebe umiliata da sputi e ingiurie, mette in pace con la propria coscienza, ma insudicia quella nobiltà millantata eppure mai conosciuta né per cultura né per stirpe. Il paradosso è che abbiano elevato sugli altari quisquilie procedurali per ripulire l’anima di fidi combattenti in nome e per conto della causa su una questione che riguarda la porcilaia a cui la loro inutilità ha ridotto la città, sepolta da spazzatura insinuatasi persino nelle loro valutazioni. Provare ad insinuare il dubbio che ci sia qualcuno a soffiare sul fuoco dell’odio è esercizio indegno soprattutto se ci si trova in una condizione indifendibile che prevede un’unica via d’uscita: le scuse contrite da offrire nello stesso piatto di un pudico rossore. Invece loro, i baldi corazzieri che fanno S’Intesi in nome e per conto dell’Imperatore dei Cudduraci ed il presidente del Civico Consesso taroccato dai vivi e i morti, si permettono lussi sfrenati, a cominciare da quello di abusare di un’ironia abietta che deride le afflizioni sopportate dai reggini. Addirittura ergendosi a censori che sanzionano presunte violazioni della pubblica moralità, essi che da qui a qualche mese starnazzeranno sotto le macerie del Miramare e, con la coda bruciata da una condanna inflitta ai loro dante causa, si troveranno nudi perché spogliati di una veste malamente rammendata con la mistificazione dell’egemonia etica.

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