Tentato omicidio: la Cassazione assolve Fabio Caruso

L’episodio che ha dato il via al procedimento risale al 12 maggio 2012

L'avvocato Francesco Nicoletti

La Suprema Corte di Cassazione, in totale accoglimento del ricorso presentato dall’avvocato Francesco Nicoletti, ha assolto il 42enne rossanese Fabio Caruso, annullando in toto e senza rinvio la sentenza di condanna emessa nei suoi confronti dalla Corte di Appello di Catanzaro il 19 febbraio 2018, depositata in cancelleria il 21 maggio 2018, confermativa della sentenza di condanna emessa dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Rossano.

L’uomo era accusato di favoreggiamento nel tentato omicidio di Alfredo Morelli per aver fornito un falso alibi ai propri fratelli.

I FATTI L’episodio che ha dato il via al procedimento risale al 12 maggio 2012, quando i fratelli Sergio e Aurelio Caruso furono imputati del gravissimo reato di tentato omicidio aggravato perché, secondo la prospettazione accusatoria, con premeditazione, consistita nel procurarsi una pistola semi automatica e nell’attendere che la vittima transitasse in via Salvator Allende di Mirto Crosia, compirono atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di Alfredo Morelli. In particolare, in seguito a pregressi dissidi sorti tra Morelli e Sergio Caruso, sfociati in un alterco poco prima, i fratelli, a bordo di una autovettura Fiat Punto, appena notato il Ford Transit condotto da Morelli, avrebbero arrestato di colpo il veicolo, bloccando in tal modo la marcia del furgone. Per come ricostruito, Sergio Caruso si sarebbe sporto dal finestrino lato guida impugnando con entrambe le mani una pistola semi automatica ed esplode un colpo d’arma da fuoco in direzione di Morelli. Il proiettile, volutamente indirizzato all’altezza del conducente, raggiunse il parabrezza dell’autoveicolo e colpì Morelli alla spalla sinistra. L’evento mortale, dunque, non si verifficò per cause indipendenti dalla volontà dei Caruso, esclusivamente in ragione della pronta reazione di Morelli che, avendo notato l’arma, si piegò sul sedile, evitando di essere colpito in pieno. Ai fratelli Caruso furono contestate anche le aggravanti di aver commesso il fatto per motivi abbietti o comunque futili, di aver agito approfittando di tempo e luogo per ostacolare la legittima difesa; di aver detenuto e portato illegalmente in luogo pubblico o aperto al pubblico una pistola semi automatica. Al solo Sergio Caruso fu inoltre contestata l’illecita detenzione all’interno di una abitazione nella sua disponibilità di n. 99 cartucce calibro 7,65 marca Browning. Per Fabio Caruso, invece, l’accusa fu quella di favoreggiamento personale per aver aiutato i fratelli ad eludere le investigazioni, presentandosi spontaneamente presso il Comando Stazione Carabinieri di Crosia per aver reso dichiarazioni mendaci, allo scopo di fornire loro un falso alibi.

IL PROCESSO In primo grado, con sentenza emessa dal GUP del Tribunale di Rossano, Fabio Caruso fu condannato alla pena della reclusione, sentenza confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Catanzaro il 18 febbraio 2018. La difesa dell’imputato, pertanto, propose ricorso per Cassazione e con sentenza definitiva della Suprema Corte, la Prima Sezione Penale, in totale accoglimento delle richieste dell’avvocato Nicoletti, ha annullato in toto la sentenza impugnata assolvendo il 42enne. La Cassazione ha inoltre annullato la sentenza per i fratelli Sergio e Aurelio Caruso con rinvio.

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