Si è svolto ieri l’evento dal titolo “Fai silenzio ‘ca parrasti assai”. Straordinario spettacolo che ha visto protagonisti esclusivi gli allievi delle classi della scuola secondaria dei tre plessi di Gerocarne, Sorianello e Soriano dell’Istituto Comprensivo di Acquaro-Soriano, retto dal dirigente Francesco Vinci. L’incontro ha rappresentato il momento conclusivo dell’impegno quotidiano di una scuola che vuole promuovere la parità, non solo di genere, e contrastare ogni forma di violenza e di sopraffazione.
In occasione della celebrazione della “Giornata internazionale dedicata alla lotta contro la violenza di genere”, l’Istituto, da tre anni ormai, realizza un ambizioso progetto di informazione, di sensibilizzazione e di ricerca, finalizzato all’approfondimento degli aspetti riguardanti l’impatto psico-sociale della violenza come fenomeno culturale da contrastare.
Tutti gli alunni delle classi interessate sono stati coinvolti in un piano di lavoro unitario e interdisciplinare che ha loro permesso di interpretare e interiorizzare i concetti di diseguaglianza e di violenza di genere, maturando atteggiamenti più responsabili e giudiziosi. Partendo dalle radici culturali e storico-letterarie del fenomeno, hanno potuto meglio comprendere le radici della violenza attraverso una rilettura del presente. Per quest’ultimo appuntamento ormai consueto, ci si è soffermati sulla condizione della donna nella società della mentalità e della subcultura mafiosa. Il titolo dell’incontro si è ispirato, infatti, all’omonimo libro di Marisa Manzino, Pubblico Ministero nel processo a un boss della ‘ndrangheta calabrese. Gli studenti hanno testimoniato il loro impegno nel contribuire alla trasformazione di una cultura che nega la libertà di autodeterminarsi. Il percorso intrapreso, infatti, ha stimolato molti interrogativi la cui unica soluzione è parsa, ai giovani, un cambiamento concreto della mentalità di tutti: uomini e donne adulti. I docenti hanno rimarcato con forza l’importanza di un’educazione ai sentimenti e all’affettività dei piccoli che consenta una destrutturazione dei modelli di uomini violenti e fragilissimi, che percepiscono la volontà di emancipazione della donna come un attentato alle radici profonde della loro identità di maschi forti e potenti. La sola risposta alla paura di rimanere isolate e isolati nella lotta al riconoscimento di pari diritti e dignità tra i generi, dunque, è imparare a “parlare” e ascoltare, sperando di trovare interlocutori attenti e interessati nella rete delle relazioni amicali, familiari e sociali. Il lavoro di prevenzione della scuola parte dal rendere evidente l’implicito della realtà a cui si è fatta l’abitudine, da quelle forme di violenza radicate al punto da non essere più percepite come tali, che si sciolgono nelle consuetudini relazionali, in una “normalità” pericolosa e mortifera. Nell’indifferenza di chi non è educato o “allenato” a riconoscere la diseguaglianza di potere tra i generi.
Il lavoro svolto ha permesso di approfondire tutte le manifestazioni di soprusi e di sopraffazioni, rappresentandole in forma artistica: nei locali della palestra della scuola di Gerocarne dove è stato ospitato l’evento, la ribellione alla brutalità “urlava”, oltre che sulla bocca degli alunni, sui bellissimi cartelloni realizzati dagli stessi, nella grazia delle loro movenze durante la messa in scena di una pantomima che ha inteso comunicare come le relazioni sentimentali possano diventare vere prigioni di paura prive dell’amore che anima il rispetto.
Le studentesse e i studenti hanno rappresentato in chiave di monologo o di intervista a più voci la storia di molte donne che considerano delle eroine, delle ribelli capaci di contestare e contrastare la mentalità schiavista dei mafiosi. Delle martiri d’amore, delle sovversive, delle donne coraggiose che hanno scelto di stare dalla parte del bene: quella dello Stato. Donne che ci hanno raccontato con la loro voce appassionata e vibrante.
Oltre ai rappresentanti delle tre Amministrazioni comunali di Gerocarne, Sorianello e Soriano, intervenuti a conclusione della manifestazione per esprimere gratitudine al lavoro di prevenzione svolto dai docenti, ospite dal raro garbo — e giovane donna determinata e impegnata a contrastare la malavita organizzata — è stata Maria Joel Conocchiella presente in rappresentanza dell’associazione “Libera Vibo Valentia” che ha assistito al susseguirsi delle performance sul palco con vibrante commozione e che si è espressa, a fine mattinata, con grande orgoglio e meraviglia, invitando sul palco i piccoli protagonisti ed esortando i docenti a “portare lo spettacolo nelle piazze”. Presenti anche i rappresentanti della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, spettatori attenti e coinvolti, che al termine dello spettacolo hanno espresso soddisfazione complimentandosi con gli insegnanti per la loro attività di educatori. Partecipazione entusiasta quella delle due collaboratrici del dirigente Vinci, impegnato in altra contemporanea attività, maestra Assunta Durante e professoressa Maria Stella Caliò.
“Certamente – ha affermato la professoressa Angela Varì, coordinatrice del progetto – di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è considerata ancora la più sovversiva. È col silenzio e nel silenzio che la donna scompare. Una donna che parla è un gran problema. Ma resta viva, nella carne e nella memoria di chi dà un senso alla sua vita, al suo sacrificio. Credo di interpretare il pensiero di tutti i miei colleghi nel dire che le emozioni scaturite dalla manifestazione a cui è stato tributato un lungo applauso finale, ci confortano di tanto impegno, così come la presenza delle famiglie dei nostri alunni che, attraverso i loro figli, sono in cammino con noi, verso la strada della Libertà, della Solidarietà e dell’Uguaglianza. L’auspicio è che le nuove Franca, Lea, Maria Concetta, Francesca, Rita, Emanuela, Anna, possano essere liberate dalla crudeltà della cultura patriarcale e mafiosa attraverso l’arma unica della parola. La porta della nostra scuola è chiusa alla ‘ndrangheta – ha concluso – ma da fuori si sentono le voci che rompono il silenzio”.