
“Invertire lo sguardo” partendo dai bisogni per far rinascere le zone marginali passando per la “resilienza” dalla popolazione locale. La via per “riabitare l’Italia” e soprattutto quei luoghi in cui c’è attualmente carenza di servizi è irta e lunga, richiede “pazienza”, ma non è impossibile da percorrere.
Fra pessimismo e speranza, la quarta giornata del “Serreinfestival” ha proposto un dibattito, moderato dal capo ufficio stampa del Consiglio regionale Romano Pitaro, che dura da 60 anni, ma che va rivisto con una chiave di lettura nuova. “È doveroso andare in controtendenza – ha affermato l’antropologo dell’Università della Calabria Vito Teti – ma tanti allarmi non sono stati ascoltati dalle élite politiche ed intellettuali. Se la Calabria dimentica le aree interne diventerà un deserto. Oggi è più difficile fare comunità perché c’è più litigiosità e meno disponibilità a mettersi in gioco”.
L’economista dell’Università della Calabria Domenico Cersosimo ha invitato a “guardare il paese dal punto di vista della periferia, dei perdenti” sottolineando che “il problema di queste aree è il deficit di cittadinanza”. “Il benessere della pianura – ha argomentato – dipende dalla qualità della vita di chi risiede nelle zone interne. C’è bisogno di un nuovo modo di fare comunità e di realizzare un movimento contrario rispetto allo spopolamento. In ogni luogo, i cittadini devono avere le stesse possibilità di realizzazione”. In sostanza, “serve innanzitutto autorganizzazione, gli aiuti esterni vengono dopo”. Stessa lunghezza d’onda anche per l’omologa Rosanna Nisticò che ha rilevato come “la realtà oggi non si legge con contrapposizioni dualistiche, ma con letture orizzontali”.
Sul concetto di marginalità e sul fatto che “i servizi dello Stato vengono parametrati alla popolazione e non rispetto ai bisogni” si è soffermato il sindaco di Nardodipace Antonio Demasi, mentre il vicesindaco di Serra San Bruno, Jlenia Tucci, ha illustrato le linee guida della Strategia per l’area interna Versante Ionico-Serre che punta ad “arginare il depauperamento di questi territori”, a “trattenere il capitale umano” e ad “incentivare il turismo di nicchia”.
Il vicepresidente dell’associazione “Condivisioni” Paolo Reitano ha accennato ai possibili effetti dell’autonomia differenziata precisando che “vanno rivisti i diritti della montagna nel contesto moderno”, mentre il giornalista Michele Drosi ha specificato che “c’è bisogno di per determinare lo sviluppo”, ma devono “emergere segnali di dinamismo”.