La disonestà intellettuale è stata, fin dal principio, il marchio di fabbrica dell’Amministrazione Falcomatà, un filo rosso che ha unito inestricabilmente tutti i passaggi di un mandato così ferocemente squallido da massacrare la carne viva della comunità reggina.
Mantenendosi coerente con questo certificato DOC, che sarà stracciato in mille pezzi da qui a qualche mese nelle urne allestite per l’agognato rinnovo del Consiglio comunale, il sindaco ha sollecitato i reggini fuori sede a fare rientro nella propria città in occasione delle festività natalizie. Non ha mancato, nella circostanza, di scagliare dardi avvelenati all’indirizzo della Sacal e del suo presidente Arturo De Felice, strumentalmente tirati in ballo per l’esosità dei biglietti aerei da e per la città dello Stretto. Il massimo esponente della Giunta municipale, che con ogni evidenza vive questo particolare periodo dell’anno in maniera ancora peggiore del resto dei giorni (esemplare il patetico “Natale coi Lordazzi”), ha dimenticato di allegare all’invito le cartoline di rito. I potenziali ospiti avrebbero così potuto cominciare a prendere confidenza con lo spirito di sopravvivenza che dovrà accompagnarli nel caso scellerato decidessero di mandare al macero il loro periodo natalizio approdando a Reggio Calabria, ormai riconosciuta, per le condizioni disperate in cui è affossata, patrimonio dell’inumanità. Sepolta dai rifiuti e con i rubinetti a secco, secondo il libero arbitrio della stessa Amministrazione, sprofonda nella stagione più immonda della sua storia, maciullata da presuntuosi giovanotti che dal prossimo giugno torneranno finalmente ad occupare il posto che loro spetta: quello riservato agli insignificanti sfaccendati. Nelle ultime ore, dopo giorni di silenzio omertoso e vigliacchi giri di parole, è stato ufficializzato il “Segreto di Pulcinella”. Fino a sabato sera, infatti, Paolo Brunetti, consigliere comunale delegato ai (dis)servizi idrici, interpellato personalmente, non aveva fatto minimo cenno alla decisione, assunta da Sorical, di ridurre la portata dell’acqua a causa del mancato pagamento di alcune rate da parte dell’Amministrazione di Palazzo San Giorgio. Trincerandosi dietro un “provvidenziale” guasto che aveva giustificato, quel pomeriggio, la sospensione della normale distribuzione, era rimasto silente in merito alla realtà dei fatti, salvo dover uscire allo scoperto mercoledì sera, all’ennesima improvvisa interruzione. Qualche giornale, nei giorni scorsi aveva adombrato la funesta ipotesi e nulla più: mutismo imperante nei confronti dei detestati sudditi. Ai comportamenti osceni dei Falcomatà boys, però, la città dolente è tragicamente abituata e rassegnata ormai all’attesa del grande giorno dell’evaporazione collettiva di un’esperienza rivelatasi sventurata per le ordinarie ambizioni di un popolo che non chiede altro se non non normalità. Non desta alcuno stupore nemmeno il tragicomico silenzio di quegli stessi partiti e movimenti del centrodestra che si accingono a raccogliere il testimone della guida cittadina: troppo impegnati i loro scadenti rappresentanti a sgomitare per trovare un posto al sole in vista degli ormai prossimi appuntamenti elettorali per occuparsi delle emergenze quotidiane che, pure, dovranno affrontare di qui a poco. Di fronte ad una situazione così pesante per la vita dei reggini ci si aspetterebbe, tuttavia, un sussulto da parte delle istituzioni terze: può un Prefetto accettare supinamente un ricatto simile messo in atto da una società mista a prevalente capitale pubblico regionale (53,5% Regione Calabria; 46,5% Acque di Calabria s.p.a. (100% Veolia) che, in barba al risultato del referendum tenutosi nel giugno di otto anni fa quando 26 milioni di italiani si espressero a favore dell’acqua pubblica, continua impunemente a dettare legge perseguendo egoistici interessi economico-finanziari utili solo ad ingrassare uno stipendificio la cui inefficienza è sotto gli occhi d tutti? Commissario di questa azienda (?) è, tanto per intenderci, Luigi Incarnato, un vecchio lupo socialista che in questo momento storico si sta prodigando, da autentico mattatore, a sostegno di Mario Oliverio, il che è tutto dire. Occhi che sono anche dei magistrati che, con somma urgenza, avrebbero l’obbligo di intervenire a gamba tesa per fare chiarezza una volta per tutte su comportamenti a dir poco ambigui? Inappropriata risulta essere anche la passività che accompagna le giaculatorie virtuali dei cittadini, solleciti a lamentarsi su Facebook, inchiodati alla loro fiacca svogliatezza quando si tratta di rivendicare il rispetto dei propri diritti basilari. Non rimane altro, a questo punto, che attendere il Natale confidando che l’acqua nelle case dai reggini arrivi direttamente dai ruscelli allestiti nei presepi: di buoi ne abbiamo pochi, ma quanto ad asini…