Slai Cobas: “Nel Vibonese c’è bisogno di moralizzare il territorio”

È un fiume in piena il coordinatore provinciale dello Slai Cobas Nazzareno Piperno quando parla di “legalità” e “rispetto delle regole”. Perchè, a suo avviso, “il nostro territorio, specchio forse di una civiltà in decadenza a ben più alti livelli, è travolto da una massa enorme di inefficienze e di problemi di cui solo un cieco potrebbe non accorgersi. Basta volgere lo sguardo intorno – afferma – per vedere strade dissestate oltre ogni limite, con cunette inesistenti perchè coperte da terriccio ed erbacce e da rifiuti di ogni tipo. Rifiuti, che altrove da anni sono una risorsa ed un comparto che crea letteralmente ricchezza e posti di lavoro, nel nostro territorio sono una vera e propria piaga”. Piperno attribuisce la “colpa” di questa situazione ad “aziende senza scrupoli che operano nel settore, senza alcun controllo in totale assenza di regole e con la pressoché totale certezza dell’impunità”. “La responsabilità di ciò – spiega – da un lato può certamente ravvisarsi nella endemica lentezza della giustizia che tarda a dare risposte a chi vi si rivolge ma, anche, ci sia consentito dirlo, nelle gravi mancanze dei Comuni e perchè no anche delle massime Autorità del Governo sul territorio che consentono a tali aziende di operare in totale tranquillità con la loro semplice tolleranza ed il semplice silenzio”.
Le criticità riguardano, secondo il rappresentante del sindacato autorganizzato, anche “il problema del pagamento delle retribuzioni” che, “specie nell’hinterland e nei piccoli Comuni, fa sfiorare ai lavoratori una vera e propria indigenza con ritardi in media di due mesi per arrivare”. Piperno indica come esempio negativo il caso di Mileto, ma cita anche Briatico, Pizzo, Rombiolo, Tropea, Zambrone, Parghelia e Cessaniti. “Questa situazione – sottolinea Piperno – crea un problema strutturale ai lavoratori che si trovano nell’impossibilità di organizzare la propria vita economica costringendoli ad una affannosa e continua ricerca di un minimo di liquidità per sopravvivere”. Piperno affronta poi il tema della “sorveglianza sanitaria”, sostiene che “della salute dei lavoratori non importa realmente a nessuno” e ricorda il caso di Pizzo dove alcuni lavoratori “sono stati adibiti al diserbamento del terreno senza mascherine o strumenti di protezione, venendo quindi costretti ad inalare le sostanze di cui stavano irrorando il terreno”. “E anche qui – si domanda Piperno – le istituzioni dove sono?”. In questo contesto, “il sindacato la sua parte in tutto ciò l’ha sempre fatta e continuerà a farla ma sarebbe sciocco non ammettere che, da soli, non possiamo far fronte ad un problema che, proprio per essere tanto diffuso, è certo superiore alla nostre forze. Quello che vorremmo, anzi quello di cui i lavoratori avrebbero bisogno, è un controllo serio da parte delle istituzioni. La soluzione – proprio il coordinatore provinciale dello Slai Cobas – magari potrebbe essere quella di un organismo sovracomunale con poteri di intervento; un ruolo che potrebbe essere efficacemente svolto dalla Prefettura. Abbiamo avuto modo di conoscere personalmente il nuovo Prefetto di Vibo Valentia la cui storia professionale rappresentava una garanzia sotto il profilo della lotta per il rispetto della legalità. Quello che vorremmo è che non ci faccia ricredere e che le speranze che avevamo riposto nel suo arrivo non rimangano frustrate e dia continuità alla propria opera, moralizzando il territorio anche per quanto riguarda gli aspetti indicati. Con l’augurio – conclude – che non ci lasci soli per come sin qui avvenuto perchè altrimenti non sapremmo proprio a chi altri rivolgerci”.

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