“Che a Simbario qualcuno volesse far degenerare la situazione creando una frattura sociale che prima non esisteva era balzato agli occhi di tutti sin dal 10 giugno. ‘Intimidazioni’, ripicche e rappresaglie varie avevano chiaramente delineato la linea comportamentale di un sindaco pieno di rancore a cui era stata dettata la condotta politica già durante la campagna elettorale, ma che si arrivasse addirittura ad impedire all’opposizione di esprimersi in Consiglio comunale era assolutamente impensabile. E invece l’ignoranza e la totale inciviltà di chi si era proposto come salvatore della Patria, simbolo di trasparenza e disponibilità all’ascolto e come sostenitore del confronto ad ogni costo, hanno fatto in modo che ciò accadesse nel nostro Comune”.
Comincia con questa premessa l’articolato affondo dell’ex sindaco Ovidio Romano nei confronti dell’attuale primo cittadino Gennaro Crispo, a cui vengono rivolte una serie di critiche sui metodi di gestione del civico consesso.“Forse – sostiene Romano – qualcuno dovrebbe spiegare al sindaco-presidente che l’articolo 43 del decreto legislativo n. 267/00, riconoscendo il diritto di iniziativa dei consiglieri su ogni questione sottoposta alla deliberazione del Consiglio, non limita la facoltà in parola alla sola presentazione delle proposte, ma intende, invece, garantire ad ogni singolo eletto il diritto di esprimere la propria personale posizione nell’ambito del Consiglio”.
In particolare, “non era mai accaduto che fosse negato il diritto di parola su argomenti oggetto di delibera ad un consigliere comunale, meno che mai dal presidente del Consiglio che, per legge, deve essere imparziale e garantire l’effettivo esercizio dei diritti politici a tutti i consiglieri siano essi di maggioranza o di opposizione, in considerazione del fatto che il diritto di parola degli eletti è tutelato da una solida quantità di leggi e norme nazionali e locali. E soprattutto se lo stesso sindaco-presidente aveva fatto della legalità il proprio cavallo di battaglia”. Secondo quanto racconta Romano, “durante l’ultima seduta è venuta a mancare l’effettiva possibilità per i consiglieri di minoranza di proporre e di dibattere su un tema importante e di urgente attualità, nonostante il chiaro divieto di limitazioni o veti alla trattazione di argomenti di interesse pubblico e collettivo che necessitano, per loro stessa natura, di controllo da parte del Consiglio comunale. Purtroppo – aggiunge l’ex capo dell’Esecutivo – il sindaco ancora una volta ha dato prova di ignorare le basi del civile confronto politico nel chiaro intento di voler proseguire su una strada che non porta ad altro se non ad acuire le divisioni che già lacerano la nostra comunità. Forse pensava che la minoranza gli avrebbe tributato applausi a scena aperta ad ogni parola (magari perché ammaliata dalla sua cultura e intelligenza o perchè rassegnata per la sua sconvolgente vittoria per un solo voto), ma ha scoperto che non è e non sarà così ed ha reagito in maniera scomposta e demenziale provando a tappare la bocca di chi cercava solo di capire su che cosa sarebbe stato chiamato ad esprimere la propria posizione e quindi il proprio voto e senza rendersi conto che non consentendo di far valere i diritti democratici è riuscito esclusivamente a pregiudicare ogni possibilità di collaborazione con questa amministrazione”. Romano rileva che “sono sempre esistite le civili dispute dialettiche e procedurali tra opposizione e maggioranza, ma non si era mai scesi a simili livelli di megalomania e vanagloria. È bastato un semplice quanto legittimo tentativo di contraddittorio per far emergere la vera personalità del sindaco o di chi pensa per lui. E infatti oltre alla sostanza, il nostro furbone ha stravolto e calpestato anche la forma”. Ad avviso di Romano, “non essendo in grado di rintuzzare le argomentazioni del capogruppo di minoranza ha infatti preferito farlo tacere continuamente usando sistemi degni solo della sua arroganza e inconsistenza politica. ‘Tu sei un semplice consigliere di minoranza, non conti niente e devi venire qua solo per dire si o no’, ‘tu sei in uno stato confusionale’, ‘tu sei mutante’, ‘di quello che dice la minoranza non me ne frega niente’, ‘il presidente sono io e comando io’: queste più o meno le frasi deliranti, di cui probabilmente non conosce nemmeno il significato, rivolte dal sindaco al capogruppo Versace mentre lo accusava di parlare a nome di ‘quello della Fontana vecchia’, dimostrando scarso rispetto non solo per la figura ma anche per la persona del consigliere e dimenticando che senza ‘quello della Fontana vecchia’ lui politicamente sarebbe ancora un mediocre e sconosciuto galoppino”. Da qui partono una serie di critiche precedute da alcune domande: “e questo sarebbe un sindaco? Ma per favore! E pensare che l’inno del suo partito canta la Libertà. Ma quale? Quella di dire stupidaggini senza riflettere o di comportarsi come un governante della Repubblica delle banane sprecando soldi pubblici a destra e sinistra (raccolta rifiuti con mezzo in affitto o servizio scuolabus esternalizzato) che dovranno essere ripagati dai cittadini. Il signor sindaco, invece di fare i capricci come un bimbo viziato, ci parli di quello che ha fatto nei cinque anni in cui è stato vicesindaco, di quante iniziative ha preso, di cosa ha realizzato di concreto oltre a sporcare qualche paio di stivali. Ve lo dico io cosa ha fatto: in cinque anni non è nemmeno riuscito ad imparare come si chiude una saracinesca dell’acqua! Ci dica cosa ha fatto in questi cinque mesi da sindaco oltre a portare in giro la fascia tricolore e continuare a sporcare qualche altro paio di stivali”. Gli interrogativi con tono accusatorio proseguono e si fanno più insistenti: “il furore ecologico che fine ha fatto ora che non va più a tagliare l’erba e a raccogliere la spazzatura? Perché non pubblica le analisi dell’acqua? Spieghi ai simbariani perché non fa partire l’assistenza agli anziani a cui diceva di tenere tanto, visto che il bando era già stato fatto da me a maggio. Cosa aspetta? Lo sanno tutti cosa aspetta”. La conclusione è assimilabile ad una valutazione complessiva: “mi smentisca pure se può ma ricordi che per essere un buon sindaco non basta essere un grande lavoratore e un ottimo padre di famiglia, doti che io gli ho sempre riconosciuto, ma ci vuole umiltà e buon senso. Qualità queste che a lui non appartengono e soprattutto non si comprano! Non è assolutamente mia intenzione sostituirmi all’ottima minoranza che sicuramente saprà porre in essere tutte le azioni idonee a tutelarne diritti e prerogative, ma se vengo tirato in ballo è mia abitudine ballare”.