
La relazione fra “dialogo fra religioni e civiltà” nella visione di Papa Francesco è stata al centro del dibattito, moderato dalla giornalista Rosaria Giovannone, che ha contraddistinto la giornata conclusiva di “SerreinFestival”. Dopo un breve saluto del deputato del Pd Bruno Censore, secondo il quale “questo dialogo serve a rafforzare una convinzione più umana rispetto alla questione dei migranti” e può aiutare a “sconfiggere i razzismi e la povertà culturale”, si è entrati nel vivo del tema con le pungenti domande dello storico Tonino Ceravolo. “In tutte le religioni – ha affermato don Salvino Cognetti – c’è il concetto del raggiungimento del fine divino. Ogni religione ha un suo sistema culturale che dipende dall’ambiente, dal livello di sviluppo culturale, dalle tradizioni e dalle esperienze. E ogni religione è una religione di pace e misericordia. Il messaggio di Gesù – ha aggiunto – non è confinabile nel mondo ebraico. L’incontro tra religioni è trovare punti di contatto nella prassi per migliorare la condizione umana”. Articolata anche la posizione del professor Cognetti: “il dialogo non deve limitarsi all’aspetto razionale, ma deve considerare anche le passioni. Va considerato che nell’Islam Dio si ‘illibra’, mentre nel Cristianesimo si incarna. Le due posizioni sono pertanto incommensurabili. Dobbiamo renderci conto che i nostri discorsi sono culturalmente condizionati. Per costruire un dialogo – ha specificato – la nostra religione non può essere rigida, ma dinamica. C’è quindi bisogno di relativizzazione”. Don Biagio Amato ha sostenuto che “il fenomeno dell’emigrazione ci ha colti di sorpresa, ma è sempre esistito anche se oggi è più accentuato. È in atto uno scontro fra bisogni: chi è motivo di condizionamento del nostro tenore di vita diventa un avversario”. Quindi un principio destinato a far discutere: “insegnare il rispetto degli altri nelle scuole è più importante della presenza del Crocefisso nelle aule. Se partiamo dall’uomo incontriamo Cristo”. Sul relativismo religioso si è soffermata la docente di Antropologia culturale all’Università di Bologna Francesca Sbardella – protagonista di una singolare esperienza in due monasteri di Carmelitane, in cui ha condiviso la loro vita di clausura – che, esplicato il concetto per cui “la transculturalità si trova nell’abitabilità delle religioni” e sottolineata la rilevanza della “prassi delle persone, oltre che dei dogmi”, ha precisato che “la costruzione del fenomeno religioso è effettuata da uomini in carne ed ossa in condizioni emotive particolari”. Altri spunti sono stati offerti dalla presentazione del libro della stessa autrice “Abitare il silenzio – Un’antropologa in clausura”.
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