
Il sempre più probabile slittamento delle elezioni a causa dell’emergenza Coronavirus (si parla addirittura di uno spostamento in autunno) potrebbe avere un impatto sulle strategie delle coalizioni che prevedono di essere in campo nella prossima competizione amministrativa a Serra San Bruno.
Il rinvio di diversi mesi farebbe innanzitutto venire meno l’esigenza di individuare un candidato a sindaco nell’immediatezza e ciò se da un lato può favorire dialoghi ad oggi difficili da instaurare (per chi è in cerca di una figura con determinate caratteristiche) dall’altro può complicare il lavoro di chi un candidato lo avrebbe pensato ma preferisce tenerlo riservato.
Questo eventuale arco temporale favorirebbe riflessioni più ponderate per l’elettorato che avrebbe molte settimane aggiuntive per “pesare” meglio l’operato di tutti gli uscenti e per farsi un’idea più approfondita su possibili new entry. Senza contare che pretendenti che al momento sono costretti a ripiegare su posizioni di seconda fila, potrebbero avanzare nuove richieste facilitate dall’opportunità di costruire nuove alleanze.
Dunque, più calma e meno frenesia (almeno in teoria): votare dopo l’estate può significare avere maggiori chances di rafforzare le liste ma anche portare a spaccature non prevedibili.
Da un punto di vista amministrativo il prolungamento dell’esperienza commissariale consegnerebbe al dottor Salvatore Guerra la gestione a medio termine di questioni delicate (su tutte l’avvio delle prime fasi concrete del Piano di riequilibrio ed il completamento delle procedure di stabilizzazione di ex Lsu/Lpu).
L’auspicio dei cittadini è che le diverse coalizioni abbiano la forza e la volontà di maturare politicamente per affrontare con energia e determinazione in via prioritaria i gravi problemi che attanagliano una città con grandi tradizioni culturali e lavorative, mettendo in secondo piano i contrasti fra gruppi.
Molti paesi della Calabria – per effetto di dinamiche e decisioni nazionali, oltre che di errori di programmazione e di gestione – si sono trasformati in un cumulo di costruzioni semidisabitate: la classe dirigente serrese ha il dovere e la responsabilità morale – pur nella differenza di vedute politiche e di visioni sociali – di superare le logoranti logiche divisorie del passato lontano e di quello più recente per provare ad arrestare la fuga dei giovani che porta alla lenta scomparsa della comunità.
Ragionare in termini opposti significa privilegiare egoistiche ambizioni personali a discapito dell’interesse collettivo. È una considerazione che vale per tutti, nessuno escluso. E per tutti è il momento di dimostrare la capacità di guardare seriamente al futuro: fra qualche anno sapremo se Serra avrà scelto di mettersi in gioco proponendosi come esempio di riscatto o di proseguire a gran velocità sulla strada della regressione sociale e della cancellazione dell’identità storica.
A corredo dell’articolo proponiamo una citazione di Albert Einstein del 1929 (anno della più grave crisi economica mondiale):
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere “Superato”.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c‘è merito.
È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lieve brezze. Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.