
“Abbiamo a lungo riflettuto sullo show politico-mediatico in cui si sono esibiti il sindaco e la sua maggioranza in Consiglio comunale e con successivi comunicati ed abbiamo deciso di intervenire pubblicamente per ripristinare la realtà dei fatti ponendo fine a questo triste gioco delle maschere messo in scena per coprire la propria incapacità di risolvere i problemi o di far fronte alle situazioni lasciate dai propri compagni di cordata divenuti oggi sostenitori maldestramente nascosti in seconda fila”. È quanto affermano l’ex assessore Adriano Tassone e l’ex presidente del Consiglio comunale Giuseppe De Raffele che replicano alle affermazioni del primo cittadino Luigi Tassone.
“Si è parlato di gestione incauta e scellerata, di uno strano modus operandi, di negative prassi consolidate paventando l’ipotesi di dissesto finanziario – sostengono i due esponenti della precedente compagine amministrativa – ma è stato omesso di dire che i problemi di carattere finanziario, affrontati nell’ultimo Consiglio Comunale, non sono imputabili alla precedente Amministrazione se non in maniera residuale e certamente non tale da compromettere gli equilibri dell’Ente. Dei 4 debiti fuori bilancio approvati, uno, dell’importo di oltre 161.000 euro, riguarda gli espropri inerenti la realizzazione della zona Pip ed è in toto imputabile alla gestione Censore-Lo Iacono; infatti, come riportato negli atti allegati alla proposta di delibera, precisamente nella sentenza n. 945/2017 della Corte d’Appello di Catanzaro, si fa riferimento alla delibera di Consiglio comunale n. 36 del 30 settembre 2003 ed al decreto n. 3 del 19 maggio 2005. Un altro, dell’importo di oltre 210.000 euro, concerne gli espropri effettuati diversi decenni addietro per la costruzione della scuola media e della palestra interscolastica, per la realizzazione di palazzine di edilizia economico-popolare e un asilo nido e per l’ampliamento delle strade comunali Gozzi e Guardiaboschi Mulè. È stato omesso di dire che il Comune era stato condannato a risarcire circa 470.000 euro con sentenza dell’8 marzo 2011 (quindi prima del nostro insediamento alla guida dell’Ente) e che solo dopo ulteriore nostra iniziativa, attraverso l’assistenza legale dell’ottimo avvocato Maurizio Albanese, si è arrivati alla cifra che oggi viene riconosciuta come debito fuori bilancio, determinando quindi una significativa riduzione di quanto originariamente dovuto. Quanto ai debiti, riconosciuti per 121.000 euro, derivanti dall’erogazione di servizi da parte di una ditta locale – spiegano Tassone e De Raffele – nella proposta di deliberazione del Consiglio comunale firmata dal responsabile del procedimento e fatta propria dall’Amministrazione con il proprio voto favorevole, viene precisato che tali servizi sono stati resi nel periodo 2008-2016 e viene testualmente puntualizzato che ‘le prestazioni sono state effettuate in un periodo lungo in cui si sono succedute diverse Amministrazioni e diversi tecnici’ e che ‘il servizio prestato, in considerazione del fatto che ha consentito di garantire servizi importanti ai cittadini/utenti, ha comportato per l’Ente indubbiamente utilità ed arricchimento’”.
Dalla difesa tecnica Tassone e De Raffele passano all’attacco politico e sostengono che “semmai di incauto e scellerato c’è il comizio offerto in un luogo istituzionale dal sindaco e dal già vicesindaco che non hanno reso noto chi erano gli assessori ed i consiglieri che, nell’Amministrazione di centrosinistra che allora guidava l’Ente, decidevano quegli espropri che sono la causa di questo appesantimento finanziario. Da un’Amministrazione che vuole apparire giovane e lungimirante – concludono – ci aspetteremmo coerenza e responsabilità e non certo un sguardo politico strabico e una memoria corta. Ma forse questo crescente nervosismo è imputabile alla catastrofe politica, questa sì concreta e ben visibile, a cui abbiamo assistito la mattina del 5 marzo”.
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