
Era il 25 ottobre 1917, quando una bomba a mano strappo la vita di Azaria Tedeschi, comandante del IV battaglione del 79° fanteria, brigata “Roma”. Il capitano serrese, promosso a maggiore tre giorni dopo il decesso, si trovava a Selo (Bainsizza) e stava tentando, con la sua truppa, di reggere all’avanzata degli austro-ungarici.
Ad un secolo di distanza dalla sua scomparsa la comunità serrese mantiene l’orgoglio di aver dato i natali ad un eroe che ha dimostrato il suo senso del dovere ed il suo attaccamento alla patria. Valori che oggi sembrano offuscati da un’epoca in cui prevalgono gli egoismi, la superficialità, l’attaccamento ai beni materiali e l’incapacità di cogliere la rilevanza storica degli eventi. Ma senza quei valori è impossibile costruire una società dalle solide fondamenta che possa resistere agli imprevedibili accadimenti del futuro.
LA BIOGRAFIA Azaria Tedeschi nacque a Serra San Bruno il 30 gennaio 1887 ed era il più piccolo di 4 fratelli. Stava frequentando la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, quando agli inizi del 1907 si arruolò, come allievo ufficiale, volontario nel 45° Reggimento Fanteria Brigata “Reggio”. Illuminante è il riepilogo della sua carriera militare effettuato dal compianto studioso Brunello De Stefano Manno: “nel 1911, tenente del 57° Reggimento Fanteria, partecipa alla Guerra Italo-Turca per il possesso della Libia. In Cirenaica combatte alla Battaglia delle Due Palme e prende parte poi allo sbarco di Rodi. All’entrata in guerra contro l’Austria, è capitano del 1° Reggimento Fanteria, tra i primi ad essere impegnato al fronte. Dopo pochi giorni è aggregato al 79° Reggimento Fanteria, Brigata “Roma”, con il grado di capitano comandante la 7.ma Compagnia. Nel luglio del 1915 occupa la postazione di Molga Quartieri in Val Terragnolo; l’anno seguente combatte a Potrik, Puecken, Pinteri, Stadileri, Volta e Piazza. Partecipa all’Offensiva del Trentino, occupa e tiene le postazioni sul Col Santo. E lo stesso fa a Monte Roite sul Pasubio. Mandato a fronteggiare il nemico a Chiesa di Vallarsa, non cede la trincea e, ferito, continua la lotta infondendo coraggio ai superstiti. Ricoverato per lesioni nell’ospedale di Acqui, trascorre la licenza di convalescenza presso il deposito del Reggimento. Appreso che i propri uomini stanno per essere impegnati in azione, li raggiunge arbitrariamente e, temendo d’essere rimandato indietro, non si presenta a rapporto dai superiori. Partecipa al combattimento, ma è posto agli arresti con una motivazione, scritta dal comandante della 27.ma Divisione, generale Coco, che sembra una menzione d’onore. Per il comportamento tenuto in prima linea a Pruche ottiene il grado di maggiore per meriti di guerra (20.06.1917). Due mesi dopo (25.08.1917), per ulteriori meriti conseguiti sull’Altipiano della Bainsizza, ottiene sul campo la Medaglia d’Argento”.
LA MEDAGLIA D’ORO Nel bollettino militare risalente al luglio 1920 venne pubblicata la motivazione dell’assegnazione della sua Medaglia d’Oro: “Non ancora completamente guarito da una ferita riportata in combattimento, di propria iniziativa accorse ad assumere il comando del suo battaglione che sapeva in procinto di essere impegnato nella lotta. Sferratosi un improvviso, irruento attacco di forze nemiche grandemente superiori, che in breve creò al Reggimento una situazione disperata di confusione e di isolamento, conscio della estrema gravità dell’ora, alla testa delle sue truppe, corse con serena decisione e straordinaria fermezza ad arginare l’uragano, ma premuto sempre più dall’impeto di un avversario tre volte soverchiante per numero e per mezzi ed imbaldanzito ormai dal suo successo, con eroica decisione ed incitando col mirabile esempio del proprio ardimento i dipendenti, per primo si slanciò a capo fitto contro la ferrea cerchia degli assalitori, ed insieme con le proprie truppe si impegnò con essi in violento corpo a corpo, che con accanita tenacia sostenne, fin quando cadde gloriosamente colpito a morte (Veliki Vhr -Bainsizza, 25 ottobre 1917)”.
IL TRIBUTO DI SERRA La cittadina della Certosa – riconoscendone il coraggio, la determinazione e la generosità – ha intitolato ad Azaria Tedeschi “Medaglia d’Oro al Valor Militare” la principale piazza del centro storico (nota anche come piazza Monumento) e la scuola elementare di Terravecchia (oggi è l’Istituto comprensivo ad averne derivato la denominazione).
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