
È stata un’esperienza che ha lasciato il segno, perché l’epilogo poteva essere tragico. Grazie all’attenzione dei medici, il peggio è stato evitato ma ciò non può impedire di operare delle alcune riflessioni. Al centro della disavventura è Bruno Tassone, professore serrese che il 10 marzo avverte dei dolori lancinanti al basso addome.
“Mi trovavo a Belvedere Marittimo – racconta il protagonista della vicenda – per allenamento in moto e i dolori sempre più forti. Mi reco in ospedale, dove subito provvedono a farmi Tac, ecografia e tutti gli accertamenti necessari. La diagnosi: diverticolite acuta del colon del sigma. Tutto il personale è stato molto attento e scrupoloso, tuttavia dopo circa una settimana vengo dimesso con cura terapeutica”.
Il giorno del rientro a Serra San Bruno è caratterizzato dall’arrivo della febbre: preoccupato, Tassone chiama alcuni medici per capire se la febbre è virale e non causata dal diverticolo, ipotesi confermata dopo una puntuale visita.
Passano 3 giorni e ritorna il forte dolore al basso addome: Tassone decide di raggiungere l’ospedale “San Bruno”. “Qui – riferisce Tassone – la dottoressa Schiavello, alla quale va tutta la mia stima per la serietà e professionalità, ha capito subito la gravità della situazione. Ciò che, però, ritengo non accettabile per un paziente a rischio serio di peritonite o setticemia è che per fare una Tac a Serra hanno bisogno dell’autorizzazione da Vibo. Ciò ha fatto perdere almeno un’ora di tempo. Inoltre, l’ambulanza locale era impegnata, quindi hanno dovuto chiamare l’ambulanza di Vibo. Per farla breve, ho perso almeno 4 ore che potevano essere fatali”. A Vibo il verdetto è chiaro: codice rosso e delicato intervento chirurgico d’urgenza condotto sapientemente dal primario del reparto di Chirurgia Zappia e dal suo team. “Ero in pericolo imminente di vita – commenta Tassone – e mi hanno salvato. Mi sento di esprimere un caloroso ringraziamento a medici, infermieri, OSS e tutto il personale sanitario. Hanno dimostrato professionalità, serietà e disponibilità. Ma mi auguro di cuore – conclude – che la burocrazia tra ospedali sia più snella e veloce per il bene e la salute dei pazienti”.