Serra. L’agricoltura come mezzo per l’inclusione sociale: il modello proposto dall’associazione “La Goccia”

Utilizzare un modello virtuoso per generare ricadute positive, consentendo di dare delle risposte concrete ai bisogni collettivi e, più in generale, contribuire al processo di cambiamento della mentalità. È stata questa l’idea alla base dell’incontro “Agricoltura in rete per un welfare locale alternativo” svoltosi a palazzo Chimirri a cui hanno preso parte rappresentanti istituzionali e del Terzo Settore, intervenendo per proporre la propria visione.

L’agricoltura, in sintesi, può essere uno strumento per far fronte a bisogni specifici o per consentire una rieducazione per chi, a causa di particolari vicende o di problematiche relative alla salute, deve essere avviato ad un percorso di inclusione sociale.

L’iniziativa è stata aperta dal presidente del Gal “Terre Vibonesi” Vitaliano Papillo che, dopo aver rilevato che “l’ascolto del territorio è fondamentale”, ha indicato l’obiettivo di “far crescere la provincia di Vibo dal punto di vista sociale”. Il sindaco Alfredo Barillari ha ripreso questo concetto sottolineando l’importanza della sinergia ed il fatto che “gli operatori locali, che spesso sono stati pionieri creando attività innovative e funzionali, devono avere una sponda istituzionale valida”, mentre il direttore del Gal Emilio Pierpaolo Giordano ha introdotto alcuni aspetti tecnici annunciando che “entro fine anno sarà pubblicato un bando per l’agricoltura sociale”. Nel vivo dell’iniziativa è entrato il presidente dell’associazione “La Goccia” Michele Napolitano che ha illustrato “un modello nazionale di agricoltura sociale” spiegando con esempi pratici l’impatto dell’iniziativa avviata. Tante le esperienze raccontate: in esse un ruolo chiave è giocato dall’aspetto emozionale, ma le fondamenta devono essere fortificate dalla professionalità, dalla conoscenza delle esigenze dalla collettività, da un approccio serio e competente al progetto e da un sistema di collegamento ben avviato. Premesso che è chiara la particolare attenzione che meritano le aree che “si sentono fuori dallo schema”, Napolitano ha affermato che “le nuove generazioni devono crescere in un sistema di rete” per poter costruire “uno sviluppo territoriale significativo”. Punto centrale è “la consapevolezza di non essere soli e condividere la volontà e la necessità di mettersi in relazione e dialogare con gli altri, di aggregare politiche di sviluppo e territori per un fine di benessere individuale e collettivo”. Affinché l’iniziativa abbia successo, è indispensabile dare vita ad un’agricoltura “capace di produrre beni ma anche offrire servizi di educazione ambientale ed alimentare di riabilitazione e cura, inclusione e coesione sociale”. Questi, dunque, sono gli ingredienti immancabili di una ricetta per rendere far decollare un piano che coniuga la produzione agricola (ed il contatto con la natura) con la riappropriazione della propria dimensione da parte della persona.

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