Serra, la rinuncia degli amministratori all’innalzamento massimo delle indennità: risparmi per quasi 50mila euro

Il difficile compito di amministratore locale comporta scelte difficile e, talvolta, l’esposizione a critiche dei cittadini che vorrebbero delle risposte immediate rispetto ai problemi quotidiani. Il punto è che spesso le risorse umane e finanziarie a disposizione non sono nemmeno lontanamente sufficienti e questo stato di cose non permette la predisposizione degli interventi necessari. Queste criticità vengono amplificate nei Comuni in dissesto, dove la scarsità di mezzi e strumenti impedisce anche azioni in teoria non complesse. Questo – come abbiamo già avuto modo di sottolineare (leggi qui) – comporta l’allontanamento della politica e dalla cosa pubblica non solo della popolazione ma anche di potenziali amministratori: evidente è in molti centri la carenza di liste e candidati. 

Per mitigare il rapporto rischi/benefici, il legislatore nazionale ha disposto un adeguamento delle indennità provvedendo alla copertura dei maggiori oneri. L’innalzamento delle indennità fino alla soglia massima consentita presuppone, però, la copertura delle risorse mancanti attingendo al bilancio comunale. 

In questo senso, va segnalata la scelta degli amministratori di Serra San Bruno che hanno rinunciato a questa opzione per non pesare sulle casse dell’Ente. Il Comune versa infatti in una situazione di dissesto finanziario (anche se la fase critica sembra alle spalle) e un ulteriore aggravio avrebbe potuto rivelarsi nefasto. Proviamo dunque a calcolare il “risparmio” di spesa relativamente alle annualità 2022 e 2023.

Il mancato adeguamento dell’indennità del sindaco ha comportato minori spese per 9.847,32 euro per il 2022 e per 5.729,40 euro per il 2023. Per quanto riguarda il vicesindaco i minori costi ammontano a 4.923,66 euro per il 2022 e a 2.864,70 euro per il 2023, mentre in riferimento ad un assessore il risparmio è di 4.431,36 euro (cifra da moltiplicare per il numero di assessori, cioè 3) per il 2022 e di 2.578,20 (anche in questo caso da moltiplicare per 3) per il 2023. In tutto fa 44.393,76 euro che arrivano a 48.167,23 se consideriamo l’Irap. Una cifra che non cambia il destino della città della Certosa, ma che rappresenta, oltre ad un messaggio più che simbolico, un contributo a far risollevare le asfittiche casse dell’Ente e fa sì che tali risorse possano essere impiegate in modo produttivo.

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