
“La rabbia e la delusione per il livello raggiunto nel Consiglio comunale” sono ancora vive negli occhi di Alfredo Barillari. Il capogruppo di “Liberamente” ha gridato allo “scandalo per la democrazia” nel corso della conferenza stampa promossa per denunciare il fatto che “sono stati calpestati i diritti della minoranza” e per rimarcare che “l’edificio comunale è volto a una continua campagna elettorale”.
Il punto focale è che “gli atti relativi al Piano di riequilibrio ci sono stati consegnati meno di 24 ore prima del Consiglio comunale, mentre il parere dei revisori è giunto addirittura a seduta in corso”. Ma l’accusa è a 360 gradi perché “una maggioranza non votata da nessuno ha alzato la mano senza aver letto il parere del revisore”. “Non si può rimandare il risanamento dell’Ente – ha sottolineato Barillari – lasciando macerie a chi verrà dopo. Il problema è la riscossione tributaria, che è scesa al 30% e non si sono volute porre delle misure per sanare qualcosa che è di tutti. Con questo Piano le aliquote rimarranno al massimo fino al 2038”.
Il messaggio lanciato è che “è stato compiuto un attentato alla democrazia cittadina perché è stato impedito alla minoranza di studiare numeri e documenti; è stata scritta una delle pagine più tristi del Consiglio comunale”. La conseguenza, secondo Barillari, è che “questa maggioranza, che si regge su un solo consigliere, prenderà una sonora batosta dagli elettori”.
Anche il consigliere Brunella Albano ha contestato “l’assenza di serietà della maggioranza nei confronti della cittadinanza” rilevando che “probabilmente gli stessi amministratori non sono stati al fianco dei dipendenti nello stilare il Piano di riequilibrio”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del consigliere Rosanna Federico, ad avviso della quale “è abitudine di questa Amministrazione tenere la popolazione lontana dalla vita politica con convocazioni del Consiglio comunale in mattinata”. Due i punti critici rilevati da Federico: “la violazione di diritti e prerogative della minoranza a cui è stato impedito di rappresentare i cittadini” e “le passività ammontanti a circa 7.300.000”. E due anche le domande: “se ci fosse stato un commissario a cosa saremmo andati incontro? Perché questo predissesto a orologeria?”. Rinnovato poi l’invito alle dimissioni prima del 24 febbraio “in modo da consentire agli elettori di esprimersi”. Pesanti le considerazioni del consigliere Walter Lagrotteria che ha messo nel mirino “la mancanza di visione futura e la noncuranza verso le difficoltà dei più deboli” asserendo che “i maggiori disagi sono imputabili alle amministrazioni di Salerno e di Censore” e che “nel corso di questo anno non c’è stato il rispetto dei cittadini e delle norme”. Ribadito che “non è stata ancora comunicata al Consiglio la nuova Giunta”, Lagrotteria ha specificato che “non è stata nemmeno presa in considerazione la possibilità di rispondere alla nostra interrogazione sui lavori della scuola elementare di Terravecchia in relazione ai cui lavori il subappalto è stato affidato alla ditta del marito di un consigliere, all’epoca dei fatti assessore”. Convinto che “con il mantenimento degli impegni del Piano di riequilibrio non si arriverà al secondo anno”, Lagrotteria ha definito il sindaco Luigi Tassone “inadeguato, incompetente e cazzaro” ed ha ventilato l’idea di “rivolgerci alle autorità competenti per segnalare la negazione dei diritti della minoranza”.