
Il giorno dopo la maratona elettorale è tempo di trarre le prime conclusioni. Il dato politico essenziale di questa tornata è stato senza dubbio la bocciatura dell’accordo fra le (ex) compagini facenti capo rispettivamente all’ex deputato Bruno Censore ed all’ex assessore regionale Nazzareno Salerno.
“Game over” è stata la frase pronunciata dai palchi nella campagna elettorale dall’ora sindaco Alfredo Barillari e su cui è stato addirittura elaborato un apposito striscione. Un’intesa (sintetizzata con la scelta di Antonio Procopio) che, ad avviso del movimento civico “Liberamente”, “non è andata giù ai serresi” che, con il loro voto, hanno deciso di percorrere una strada nuova. Quella del “cambiamento”, che magari è carica di incertezze, ma che è qualcosa di differente rispetto allo scenario visto negli ultimi 20 anni. Ed effettivamente la collettività ha voluto “cambiare” scommettendo sul coraggio del giovane ricercatore che ha accumulato esperienze lavorative fuori dal contesto nazionale e che, per come ha più volte affermato, è tornato per “servire il mio popolo”. Un’avventura politica, la sua, iniziata quando la scorsa campagna elettorale stava per essere avviata e che ha subito una battuta d’arresto con la relegazione a minoranza per poco più di 230 voti. Sconfitta numerica ma vittoria morale, perché fu la vera sorpresa e creò la base da rafforzare per impostare una lista stavolta trionfante.
Storia nella storia è poi quella di Salvatore Zaffino, candidato nelle elezioni amministrative del 2002, del 2006, del 2011 e del 2016 e mai eletto. Stavolta, invece, ce l’ha fatta, ottenendo peraltro un risultato ragguardevole: 221 preferenze. Conferme per Rosanna Federico che bissa (e migliora) il precedente bottino: con ogni probabilità sarà lei il vicesindaco.
Da capire il destino delle altre due liste che sono state in campo: continueranno con convinzione sul progetto intrapreso o sceglieranno di ripartire esplorando nuovi orizzonti politici? L’analisi di ciò che è accaduto sarà elaborata a freddo e sarà accompagnata da un’approfondita riflessione sugli errori strategici commessi. Sullo sfondo rimane il ruolo del sistema partitico: sempre più debole e decadente, oltre che incapace di sfornare una nuova e strutturata classe dirigente.