Il ruolo della società civile e dei processi educativi nella lotta alla ‘ndrangheta è stato il punto centrale della presentazione del libro “Amatamaramalaterranera – Il boss bambino” di Rosina Andreacchi nella sala conferenze del Museo della Certosa. Dopo l’introduzione del presidente dell’associazione “Civitas Bruniana” Bruno Tozzo e della poetessa Bruna Filippone, hanno espresso brevi considerazioni il commissario del Parco delle Serre Mimmo Sodaro, che ha sottolineato “l’importanza del fare rete, del sostenere l’associazionismo e del valorizzare i segni distintivi del territorio”, ed il sindaco di Serra San Bruno Luigi Tassone che ha specificato che “ognuno deve fare la sua parte senza demordere perché lo Stato c’è”. Nel vivo della discussione si è entrati con l’intervento del presidente della Comunità “Progetto Sud” don Giacomo Panizza che, premesso il concetto secondo cui “ci sono due tipi di educazione: quella che si impara in famiglia e quella che si impara dai prepotenti e dai mafiosi”, ha affermato con determinazione che “la Calabria tace troppo, invece nella vita ci vogliono molte azioni e molti commenti” lasciando poi un barlume di speranza derivante dal fatto che “la coscienza dei calabresi è più matura rispetto al passato”. Rabbia e voglia di combattere hanno caratterizzato le parole dell’ex ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, secondo la quale “in questo momento abbiamo gli uomini migliori che combattono sul territorio”. Auspicata “una rivolta morale e delle coscienze per estirpare nella maniera più completa quel male che ci ha tolto il presente ed il futuro”, l’ex sindaco di Monasterace ha puntualizzato che “un uomo è tale finché ha la capacità di scegliere” ribadendo che “lo Stato ha il dovere, soprattutto nei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose, di migliorare le condizioni di vita delle persone a partire dalla fornitura dei servizi”. “Accanto ai magistrati – ha poi aggiunto – serve una società civile che dia un valido supporto per far conoscere ai ragazzi delle famiglie dei mafiosi che c’è una ‘vita altra’. Serve un’opposizione dal basso alla ‘ndrangheta che io non vedo”. Nei dettagli di un libro che “nasce dalla sete di giustizia” è entrata l’autrice che, precisato che “occorre dominare la paura”, ha sostenuto che “ognuno può rispecchiarsi nei personaggi del romanzo perché essi sono la nostra storia”. Al termine della manifestazione sono state consegnate delle Targhe speciali a don Panizza e a Lanzetta, il premio alla carriera a Vincenzo Versace (Ctu Tribunale di Como) ed il premio “Nicola Franco Fiorindo” a Maria Grazia Ariganello (ricamatrice ed esperta del telaio), Matilde Borello (emerita operatrice scolastica), Domenico Russo (diabetologo), Giuseppe Rachiele (preside emerito) e Giacinto Vavalà (operatore commerciale).
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