
Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro di beni – per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro – riconducibili ad un imprenditore reggino, operante nel settore del commercio carburanti.
La figura dell’indagato era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, eseguita dalla Guardia
di Finanza a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale, che avrebbe permesso di
scoprire a presunta esistenza di una struttura organizzata, attiva nel commercio di prodotti petroliferi, dotata di un meccanismo ben collaudato con lo scopo principale, sostengono gli investigatori, di evadere le imposte, in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’improprio utilizzo delle cosiddette “dichiarazioni di Intento”. In particolare, sotto la direzione strategica di un commercialista campano e con la comprovata compiacenza di soggetti esercenti depositi fiscali e commerciali ubicati in Calabria e Puglia, le organizzazioni criminali avrebbero realizzato il controllo dell’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero, dal deposito fiscale ai distributori stradali.
In tale ambito, l’imprenditore – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – è stato rinviato a giudizio per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, nonché per il reato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta ed in particolare della cosca Labate, attiva a Reggio Calabria.
L’attività di indagine è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali effettuate
dal 2000 al 2020, verificando – attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e
riscontro documentale – il patrimonio nella disponibilità del medesimo, direttamente o indirettamente, il cui valore, secondo gli inquirenti, risultava essere decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dell’imprenditore.
Alla luce di tali evidenze, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – allo stato del
procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione del sequestro del patrimonio riconducibile all’indagato, nonché al rispettivo nucleo familiare – per un valore complessivo stimato in circa 3,5 milioni di euro – costituito dall’intero compendio aziendale di 3 società di capitali, quote di un’ulteriore società, un fabbricato, due terreni, beni mobili, rapporti bancari e finanziari e relative disponibilità. Peraltro, nell’ambito del sequestro figura denaro contante per 2.101.580 euro, rinvenuto dai finanzieri, suddiviso in mazzette cautelate con del cellophane ed occultato in due valigie nascoste in un garage nella disponibilità dello stesso imprenditore .