
Sono molteplici le modalità che sbattono sotto gli occhi i danni procurati dalla presenza ingombrante di un amministratore sulla scena pubblica. Effetti nefasti sulla vita di tutti i giorni, conseguenze drammatiche sulla psiche di adulti e minorenni costretti a sopravvivere oppressi dal peso delle brutture. A Reggio Calabria, infatti, “vivono” solo incoscienti e incivili: chi non dispone di queste due caratteristiche tanto apprezzate nei Palazzi che si affacciano su Piazza Italia, si barcamena tentando di resistere ai durissimi colpi inferti dall’incompetenza istituzionalizzata e dall’indifferenza in giacca e cravatta.
Da queste parti non esiste alcuna emergenza, perché quando essa si appalesa ha già le forme proprie dell’ordinaria amministrazione, di qualcosa a cui abituarsi nel giro di pochi giorni in quanto quella diventerà la nuova normalità per il popolo reggino preso a schiaffi dalla sorte e a calci dall’indolenza degli amministratori. L’esempio al momento più eclatante, tralasciando la crisi idrica che crisi non è proprio perché strutturale da quando questo è il sindaco e questi sono i pastori, e mettendo da parte tutto l’immenso resto, assistere al disgustoso film dell’orrore che ha per protagonista la spazzatura, ormai unica padrona della città, è un’esperienza esistenziale così intensa da segnare per sempre con il marchio dell’infamia registi, sceneggiatori, attori e comparse. E’ naufragato l’intero sistema e con esso merita di affondare chi ci ha creduto, chi fa finta di nulla non pronunciando una sola sillaba dalla sua rielezione, chi, pur essendo delegato all’Ambiente, non vanta alcuna conoscenza né competenza in materia. Ricoperti dalla distesa di immondizia che, senza soluzione di continuità, si ritrovano sotto il naso da nord a sud, da est ad ovest della città, ai cittadini, peraltro beffati dal pagamento immotivato di un servizio del quale non usufruiscono (uno tra i tanti), non interessa un tubo dell’infame rimpallo di responsabilità. Chiunque abbia avuto la fortuna di non essere residente in questo sporco angolo di mondo potrebbe istintivamente pensare che le fotografie a corredo dell’articolo siano state scattate all’estrema periferia di un remoto villaggio del Burundi. La realtà e la verità dicono altro: siamo nel cuore del centro storico di Reggio Calabria-Italia-Europa: via Firenze, ma è così l’intera zona, è in queste pietose condizioni l’intera città. A nulla vale la battaglia che gli abitanti di quell’area centrale stanno conducendo ormai da tre mesi: i rifiuti lì sono, lì restano e lì si accumulano sotto gli occhi di bambini impotenti, di adulti furiosi e anziani disperati. Con quale diritto i colpevoli di questo crimine ambientale si arrogano la prerogativa di indossare panni di cui non sono degni? Il sindaco ereditario, insieme ai suoi cavalier serventi (vecchi e nuovi), si balocca con l’emergenza Covid-19, simulando un interesse alla sorte collettiva in merito ad un flagello su cui ha un potere, ringraziando a Dio, ridotto al lumicino in quanto ultima ruota (sgonfia) di scorta di una catena istituzionale già disastrata per i fatti suoi. Ma non avverte la necessità di muovere un dito per spostare un sacco di spazzatura e quando lo fa viene smentito dai fatti, sempre e comunque. Parla a vanvera di una discarica, a Melicuccà, che non si sa fra quanti mesi sarà disponibile. Punta l’indice contro tutti pur di allontanare da se qualsiasi responsabilità. Sindaco a intermittenza, Primo Cittadino a convenienza che lascia i reggini in balia delle ripercussioni, potenzialmente pericolosissime, generate dall’essere circondati dal pattume. I tanti che vivono nell’area utilizzata a titolo esemplificativo di una situazione tragica presente in ogni angolo di Reggio si sono rivolti decine e decine di volte all’Amministrazione e ad AVR: hanno sbattuto contro muri di gomma inconcepibili nel Terzo Millennio quando la comunicazione, soprattutto quella istituzionale per chi la sa fare ed ha cuore il destino di una comunità, avviene in tempo reale. Ha provato a smuovere le acque anche Giuseppe Minnella, Portavoce provinciale del Movimento Sociale Fiamma Tricolore, che si è appellato al Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale al fine di ottenere una valutazione del rischio sanitario e ambientale. In ballo c’è l’incolumità di persone in carne e ossa che si ritrovano in una ulteriore Zona Rossa, in questo caso provocata dalla vergogna.

