Da Scopelliti a Minniti: la parabola elettorale di D’Ascola e la nuova pelle del centrosinistra

Cosa sia rimasto di centrosinistra nel sangue vivo del Partito Democratico è nascosto ai più e le candidature che si stanno allestendo per provare a fermare il prevedibile smottamento di consensi in occasione delle imminenti elezioni Politiche sono lì a dimostrarlo. La scissione e gli abbandoni che si continuano a registrare sul territorio sono, del resto, la spia luminosa che il PD, da quello che un tempo era il suo tradizionale bacino di voti, non è percepito più come l’erede naturale di Margherita e sinistra democristiana da un lato, PCI-PDS-DS dall’altro. Quel poco che era rimasto delle antiche famiglie d’origine si è dissolto sotto il tacco delle politiche adottate e dell’immagine prediletta da Matteo Renzi ed il profilo che ne è riemerso, visibile agli occhi disincantati di cittadini sempre più disaffezionati, è colorato di tinte assai sbiadite.Un esempio lampante è rappresentato dalla scelta, data per certa da più parti, di presentare il senatore Nico D’Ascola nel collegio uninominale alla Camera, a Reggio Calabria. Nessuno potrebbe mai obiettare alcunché sulle qualità professionali unanimemente riconosciute ad uno dei più preparati penalisti italiani. Docente universitario, ha ricoperto negli ultimi due anni la delicatissima posizione di presidente della Commissione Giustizia del Senato. Al netto di doti indiscutibili e di una competenza non riscontrabile in gran parte dei suoi colleghi parlamentari, rimane, però, difficile immaginarlo come un campione del progressismo. Cinque anni addietro portato di peso a Palazzo Madama da Giuseppe Scopelliti, all’epoca dominus incontrastato del centrodestra calabrese, sotto le insegne del PdL, seguì l’ex presidente della Regione sotto il tetto del Nuovo Centrodestra. Una parabola, fino all’abbraccio con Renzi e Minniti, coerente e confortata da una stringente logica politica. Davanti a queste giravolte, da accogliere laicamente, sia abbia almeno la compiacenza di non scandalizzarsi di fronte alla tracimazione di movimenti ed organizzazioni con una identità marcata e non negoziabile. Sono i frutti che risalgono da una palude grigia che stranisce un elettorato immutabilmente alla ricerca di un ombrello, capiente e solido, sotto cui trovare riparo durante l’infinita tempesta della quotidianità. Sempre più distanti, dunque, da un partito che ha smarrito l’essenza ed i dati relativi ai tesseramenti, che circolano ufficiosamente in queste ore sono lì a dimostrarlo. Una emorragia spaventosa di iscritti che ha mille ragioni e tra queste figura sicuramente l’abiura, nei fatti, di idee e valori oggi da rintracciare altrove, non certo dalle parti del Nazareno.

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