Scopelliti, il fiume in piena che sta riportando la gente alla Politica

C’è stato un tempo in cui nominare Giuseppe Scopelliti era tabù sia negli ambienti politici, sia nel circuito mediatico. Solo pochi temerari kamikaze si lanciavano in una impresa che si presentava come fonte certa di rozze contestazioni a fronte di una altrettanto certa assenza di benefici, né immediati né futuri.

Troppi i costi, nulli i benefici per la pusillanimità dei mediocri a caccia permanente di padroni da omaggiare con inchini servili. C’è stato un tempo che non c’è più. Complice il tour in città e paesi, cittadine sul mare e borghi di montagna, per presentare il libro-intervista scritto con il giornalista Franco Attanasio, l’ex presidente della Regione ha riguadagnato, con pazienza, entusiasmo e perseveranza, la scena. Per averne contezza esemplare era sufficiente essere presenti mercoledì pomeriggio in una piazza gremita a ridosso della spiaggia di Condofuri, nel Reggino. Così era stato già in diversi luoghi. Così, se questo è il trend, continuerà ad essere tale anche nel futuro prossimo, perché le tappe già in programma sono tante: le richieste arrivano da tutta Italia ed il già sindaco di Reggio Calabria ha il motore dell’auto costantemente pronto fare il suo lavoro. L’evento a Condofuri, preparato con puntuale diligenza dall’avvocato Gianluca Nucera, ha fornito la plastica rappresentazione di quanto la domanda di Politica, a dispetto di frasi fatte e discorsi da bar, sia elevata. Coinvolgere, in un pomeriggio di fine agosto, un numero di persone prossimo al paio di centinaia è possibile se ad essere stimolate sono curiosità e passione politica. Diventa possibile anche se oggetto dell’iniziativa non è un pubblico comizio, ma la volontà di diffondere il contenuto di un volume nato con l’intento di illustrare le dinamiche di una parabola politica interrotta da opacità a cui nessuno ha mai inteso togliere quella coltre spessa di polvere oscura. Ambiguità alimentate ad arte da soggetti che, agendo nell’ombra, hanno tirato, e continuano a farlo, i fili di pupazzi presenti in ogni ambito della vita civile di una città, Reggio Calabria, sepolta dall’inconsapevolezza: è, questo, un punto chiave, del dipanarsi del racconto, di un uomo e di una terra, sul quale l’attenzione di Scopelliti si appunta spesso rispondendo alle domande postegli nel corso dell’incontro. Un invito perentorio a non guardare le dita sporche di ragazzotti reinventatisi amministratori pubblici per altrui volere, ma la luna che ne “illumina” i passi nella notte buia di un territorio vilipeso da manovratori indifferenti a tutto tranne che alla difesa strenua dei loro spazi di potere ed affari. Quegli stessi “pupari”, aizzatori, all’epoca, di un’opinione pubblica ignara e che tale, è stata la sollecitazione energica arrivata da chi ha dimostrato nelle diverse tappe della sua ascesa politica di instaurare in maniera istintiva un feeling naturale con i cittadini, non può più essere se non vuole rimanere sotto scacco di “inetti ed incapaci”. E sulle forme in cui si materializza, nei solidi fatti reali, una leadership si è soffermato, con le suggestioni a cui ha abituato la sua intelligenza in fermento incessante, il professor Giuseppe Bombino. Il docente universitario ha individuato nel carisma, “oggettivamente trasmesso da Giuseppe Scopelliti”, il passepartout per entrare in sintonia emotiva con un popolo. Una sintonia che si fa sinfonia e ignota, nelle note e nello spartito, ai “nani” attualmente sul proscenio. Un carisma che combacia perfettamente, nell’analisi riflessiva di Bombino, con il coraggio, prerequisito indispensabile per abbracciare quella dimensione di libertà, prima di tutto interiore, al centro della pubblicazione “Io sono libero”. Ed a proposito di emancipazione da qualsiasi timore, l’ex Primo Cittadino, con lo spirito combattivo di cui si è servito per l’intera durata del confronto, ha colto l’occasione per mettere in allerta i reggini in attesa degli imminenti concorsi: “Bloccate subito le prove. Troppi gli aspetti ambigui che porteranno a formare la classe burocratico-dirigenziale del futuro. Passaggi che condizioneranno il futuro della città e che, dunque, meritano di essere compiuti in maniera rigorosa”. Una città che, peraltro, poche ore prima aveva sofferto l’ennesima umiliazione occorsa nell’ultimo decennio. Ferita a morte nell’intimità del simbolo comune rappresentato dalla Reggina. “Una vicenda che ha riproposto lo stesso drammatico metodo con cui è stata affossata Reggio Calabria. “Adesso – è stata l’esortazione decisa di Scopelliti – è il tempo della consapevolezza. Per risorgere è indispensabile che la città coltivi fiducia nei suoi figli migliori perché non c’è più spazio per inetti ed incapaci”. Figure deboli infilatesi nel vuoto creatosi con la traumatica interruzione di una esperienza che, nel suo epilogo, ha patito, ricordava Scopelliti, l’azione di forze in moto secondo le evoluzioni confermate dalle parole, nette ed inequivocabili, di Luca Palamara, per anni deus ex machina delle “operazioni politiche” in seno alla magistratura. Per ruolo e status, attore principale di quel contesto nel quale è maturata la condanna definita “spropositata” dall’avvocato Nucera, di un soggetto politico che andava messo obbligatoriamente fuori gioco perché disfunzionale, per esempio, agli interessi enormi gravitanti attorno e dentro il business assai lucroso della sanità. Un pozzo senza fondo in cui, rivendica il già presidente della Regione, egli “aveva messo le mani per togliere dalle grinfie fameliche degli speculatori risorse cospicue da porre, invece, al servizio di un sistema che fosse, finalmente, razionale e capace di porre fine alla mortificante, quanto esosa, emigrazione sanitaria. Qualcosa che non poteva essere tollerato da chi detiene il potere, quello vero celato e che non si è fatto scrupoli nel mettere sotto i piedi, come si usa fare nei regimi illiberali, la sovranità popolare e le basi dell’ordinamento costituzionale pur di mantenere in vita il mercimonio della democrazia”.



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