
Che fosse un atteggiamento improntato ad ipocrita sterilità era chiaro a chiunque, salvo a quei pochi ingenui, in buona e cattiva fede, tuttora poco adusi alla ostinata verità dei fatti, ma la formale decisione, approvata dal Senato, di declassificare la sede di Reggio Calabria dell’Agenzia dei Beni confiscati, smaschera, per l’ennesima volta, falsità ed intollerabile debolezza di un’Amministrazione, quella Falcomatà, ormai abituata a sopportare sberle con cadenza quotidiana. Peccato, però, che sia la città a pagare, a caro prezzo, le nefaste conseguenze di tale impalpabilità. La battaglia è stata, quanto meno, tardiva ed anche i rappresentanti di Palazzo Madama cui il Primo Cittadino si è rivolto un paio di settimane fa inoltrando loro una missiva sanno,evidentemente, quanto poco rilevante sia il peso specifico del mittente. Tra i primi ad informare della decisione l’opinione pubblica è stato Giuseppe Scopelliti: “Adesso è ufficiale. Il Senato – era scritto in un post su Facebook – ha appena votato, con la legge di riforma al Codice Antimafia, il declassamento della sede reggina dell’Agenzia dei Beni Confiscati. Nel febbraio 2010, durante la mia sindacatura e grazie al Governo di Centrodestra di Silvio Berlusconi, Reggio Calabria era stata scelta come sede principale della costituenda Agenzia Nazionale dei Beni confiscati, segnale di grande considerazione verso il nostro territorio. Oggi, per colpa di questo centrosinistra al Governo del Paese e delle istituzioni locali, Reggio viene ancora una volta mortificata ed umiliata. Parlamentari, consiglieri regionali, intellettuali, borghesi, opinionisti, dove siete? ‘Reggio Tace’ di un silenzio assordante”. Domanda legittima e considerazioni che non possono essere smentite alle quali ha fatto eco un duro comunicato vergato da Ernesto Siclari e Franco Germanò, rispettivamente Commissario provinciale e Commissario cittadino del Movimento nazionale per la Sovranità. “Lo scippo si è compiuto” è l’accusa mossa dai due esponenti di MNS per i quali: “A nulla è valsa l’indignazione della città, a nulla sono serviti gli appelli che da mesi abbiamo lanciato a chi avrebbe dovuto difendere una conquista importante. Parlamentari nazionali, Presidente della Regione, Sindaco di Reggio, Consiglieri Regionali, Metropolitani e Comunali, VERGOGNA!!! Avete consentito che tutto ciò avvenisse, facendo finta di impegnarvi a difesa di questo presidio di legalità, oppure vi siete colpevolmente girati dall’altra parte rendendovi complici di tale scellerata scelta”.”L’amarezza che pervade l’animo dei reggini -è il rimprovero critico di Siclari e Germanò – è tanta, essere abbandonati dai propri rappresentanti istituzionali rappresenta il peggiore tradimento che un cittadino possa subire da parte di chi invece avrebbe dovuto, con tutte le sue forze e il suo peso politico, mettere in atto qualsiasi iniziativa per dimostrare l’amore per la città. Sono prevalsi, invece, interessi politici personali, prospettive di carriera e di ricandidature. Altro che ‘nessun passo indietro, non consentiremo questo scippo’ come aveva ipocritamente annunciato qualche giorno addietro il Sindaco Falcomatà! Avevamo già denunciato l’inutilità di quella mozione approvata dal Consiglio Comunale. Sarebbe servita una forte presa di posizione con assunzione di decisioni eclatanti. Sarebbe stato necessario un atto d’amore verso la città, sarebbe stato indispensabile avere coraggio, schiena dritta per far sentire forte la indignazione di un’intera comunità! Prendiamo atto che ancora una volta il PD ha tradito Reggio, che i parlamentari reggini hanno voltato le spalle alla propria città, che il Sindaco Falcomatà ha dimostrato anche in questa occasione la sua inadeguatezza e di privilegiare il proprio carrierismo politico rispetto al dovere di tutelare la dignità della nostra Reggio, che i consiglieri Comunali tutti, di maggioranza e di minoranza, si sono rivelati ossequiosi gli uni e ‘inciucianti’ gli altri. Registriamo l’assordante silenzio di quella borghesia intellettuale e di quella ‘intellighenzia’ che in altre occasioni e in altre stagioni erano viceversa tra i maggiori attori dell’attivismo militante”. Un associazionismo muto, una cittadinanza attiva a fasi intermittenti, a seconda del colore politico degli amministratori. “Di questo – è l’auspicio dei due Commissari – ne terranno conto i cittadini qualora tutti questi personaggi dovessero temerariamente presentarsi al loro cospetto in una qualsiasi prossima scadenza elettorale. Ai reggini rimane la consapevolezza che pezzo dopo pezzo ci stanno scippando di tutte le conquiste positive degli anni in cui Reggio era governata da una classe dirigente che aveva un peso nei palazzi romani e che soprattutto amava e ama la città con il cuore e con l’anima”. Le bocciature subite dalla mediocre squadra di Falcomatà hanno, da tempo, superato il livello di guardia e, a questo punto, è assolutamente indispensabile un moto d’orgoglio collettivo che, partendo da tutte le forze politiche avverse alla truppa in rotta, coinvolga la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica indisponibile ad accordare il consenso ai colpevoli del tracollo.
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