Saramago e il Coronavirus, quella strana “Cecità” che insegna molte cose

*di Bruno Vellone – Una improvvisa epidemia che porta alla cecità e un insieme di avvenimenti inspiegabili; è la storia dell’assurdo raccontato magistralmente. Sono questi gli ingredienti di “Cecità”, celebre libro del compianto scrittore portoghese, premio nobel per la Letteratura, Josè Saramago, che, in questo periodo di pandemia del Codiv-19, sembra volerci insegnare cose assai significative.

Alla stessa maniera di un virus influenzale, questa epidemia di cecità si trasmette da una persona all’altra in modo asintomatico e veloce: chi ne è affetto vede tutto inspiegabilmente bianco, come se si trovasse improvvisamente a navigare nell’orzata. Incredulità prima, frustrazione dopo, accompagnano i protagonisti anonimi di una vicenda surreale che molto somiglia a quella che oggi noi stiamo vivendo. Non servono a niente le misure del Governo, a nulla valgono le precauzioni personali, un destino quasi scontato mette a repentaglio la vita di tutti i cittadini, tranne quella di una donna che può vedere tutto quello che succede. E quello che succede è veramente drammatico. In una società che sembra appena uscita da una guerra mondiale l’egoismo prevale su ogni cosa, gli istinti primordiali prendono il sopravvento, persino i membri del Governo pensano a se stessi piuttosto che imbracciare i principi politici nei quali hanno creduto. Uno scenario apocalittico la cui emergenza anziché far propendere alla collaborazione reciproca mette in luce i singoli egoismi, fino a quando, improvvisamente, l’epidemia scompare. Poi c’è da ricostruire una società nuova. Quella stessa società, non più immaginaria, che sarà necessario rifondare quando la pandemia da Coronavirus che stiamo subendo avrà abbandonato l’uomo. Non prima di avergli insegnato molte cose, non senza avergli fatto pagare un caro prezzo a questi insegnamenti. Che dovranno necessariamente tradursi in comportamenti nuovi e più solidali, magari senza le rigide maglie dell’Europa, sempre meno dei cittadini e sempre più in balia di quel mostruoso marchingegno che si chiama burocrazia. 

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