Regista del disegno criminoso

“Solo” ignoranti e beneficiari avevano la necessità di leggere il contenuto di quanto messo nero su bianco nelle motivazioni dei giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria per sapere da quale genere di soggetto la città è presa a calci dall’autunno del 2014 ad oggi. Si tratta, purtroppo, di due categorie numerose che prevalgono sul disincanto e la rassegnazione dei pochi “eletti” ancora non anestetizzati da iniezioni quotidiane di rincoglionimento.

Due categorie che, tuttavia, obbligano, a prendere in considerazione anche le ovvietà riportate nel documento giudiziario la cui importanza, politica, sociale e persino psicologica risiede nella ufficialità dell’atto. Quella stessa ufficialità che autorizza da ora in avanti ad escludere dal consesso sociale chiunque si permetta di bisbigliare “non sapevo”. Nessuno, infatti, potrà anche solo pensare per un attimo di presentare Falcomatà Giuseppe come persona degna di rappresentare chicchessia se non, sepolto sotto una montagna di imbarazzo, sé stesso. I togati hanno cancellato qualsiasi dubbio in merito: di fronte ad una emergenza etica di questa portata anche la sospensione dall’incarico seguita alle condanne per il processo “Miramare” è uno sputo in faccia ad ogni reggino, anche a quelli che hanno continuato a farsi fottere dalle sue falsità. Questo signore se ne è infischiato delle norme scegliendo deliberatamente di favorire il proprio gretto interesse insieme a quello del compare imprenditore al quale ha consegnato chiavi in mano il “Grande Hotel Miramare”, di proprietà del Comune, a nocumento del bene della collettività che avrebbe dovuto proteggere e promuovere, ma senza che mai lo abbia fatto per un minuto del suo mandato. Un abusatore abusivo che, se non verrà sbattuto fuori dai suoi, persisterà a gettare discredito con la sua sola presenza sulla città, al netto degli strafalcioni amministratici caratterizzanti il suo agire quotidiano. Lo farà Elly Schlein, appena eletta Segretaria nazionale del Partito Democratico sulla spinta dell’orgoglio dei militanti che pretendono un cambio di rotta radicale rispetto alla politica apatica e clientelare degli ultimi anni? Il vantaggio dei cittadini piegato alle esigenze degli affari del compare imprenditore: in sintesi questo è quello che è successo con la delibera che ha affidato il Miramare a Paolo Zagarella. Tutto il resto è contorno, aria buona per gonfiare di cazzate piccoli cervelli. Non lo dicono gli esponenti dell’opposizione di centrodestra (se non altro perché da anni la fabbricazione è ferma), non lo dice demagogicamente l’uomo della strada, lo scrivono i magistrati della Corte d’Appello che hanno sentenziato in merito al “disegno criminoso” di cui si è reso regista Falcomatà Giuseppe. L’opacità eretta a metodo di gestione, il sotterfugio eletto a cardine della propria azione, il favore assurto a stella polare dell’amministrazione di una comunità: questa è storia, questa è legge. Un vantaggio, quello reso al compagno di merende, ancor più insopportabile in una città schiacciata da conti che non tornano mai e da tamponare frugando nelle tasche dei reggini pur di garantire i servizi essenziali, pure insoddisfacenti, ma utili per non rendere la città qualcosa di peggio delle bidonvilles dellAfrica subsahariana. No, signori, a prescindere da quello che sarà il destino in Cassazione di questo processo, il merito politico è già definito nel dettaglio: Falcomatà Giuseppe è indegno di ricoprire alcuna carica pubblica e chi ne dovesse assecondare la brama di potere per un minuto ancora è, altrettanto ufficialmente servo miserabile inginocchiato, a sua volta, al proprio tornaconto che se ne sbatte della rispettabilità, dell’onorabilità, dell’onestà, della moralità, della serietà.

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