
Fuoco alle polveri. Con la manifestazione che ha segnato la fusione dei due gruppi consiliari di minoranza, è partita ufficiosamente la campagna elettorale che porterà alla sfida della primavera 2026: da qui comincia un percorso all’insegna della ricerca dell’ultima preferenza, un arco di tempo in cui la lucidità sfuoca diventando evanescente e facendo spazio alla tecnica dell’approccio, dell’attracco, della socialità ritrovata. Si materializza la rimodulazione di quella che Durkheim definiva effervescenza collettiva, i rapporti interpersonali diventano meno liberi e più interessati, uscite e momenti conviviali aumentano in maniera esponenziale. È una trasformazione che contamina tutti: non solo aspiranti candidati, ma anche attivisti, simpatizzanti e semplici curiosi.
Persone o numeri che camminano? Questo è il dilemma che concerne i cittadini, ormai considerati più che altro elettori. Le esigenze diventano occasioni o trappole a seconda della possibilità di soddisfarle o di posticiparle con la creazione di aspettative o allusioni a fantomatiche opzioni realizzative. Nei mesi che ci separano dal voto (presumibilmente 13) ogni attività sarà influenzata da una domanda: chi amministrerà (e come) nel prossimo lustro? Il quadro, al momento, si presenta articolato: in campo ci sono 3/4 gruppi alle prese con l’organizzazione delle squadre, con le contromosse da adottare, con gli sgambetti da impostare, con le voci da diffondere ad arte.
Pochi dubbi su “Liberamente”: il candidato a sindaco sarà l’uscente Alfredo Barillari, che stavolta punterà alla riconferma, la prossima sarà quel che sarà. L’ossatura è definita, va perfezionata la chiusura dell’elenco. Decisione non da poco, visto che l’operazione pre-ferragostana del 2020 (la candidatura al fotofinish di Giuseppe Zaffino) cambiò scenario ed equilibri e condusse al successo.
Hanno intrapreso una nuova strada i quattro consiglieri di opposizione: l’iniziativa di palazzo Chimirri traduce una decisione studiata nel periodo precedente, frutto di una valutazione complessa. Difficile dire ora se sia stata azzeccata o meno: la politica non è aritmetica, semmai può assomigliare – senza ricalcarla – all’algebra. Dunque, due più due (in valore assoluto) non farà quattro, ma tre o cinque, questo saranno gli elettori a stabilirlo. A naso, si può dire che con buone candidature di chiusura la lista sarà competitiva. Il leader designato? I brokers direbbero Vincenzo Damiani o Antonio Procopio, diversamente sarebbe una sorpresa.
In pista ci sarà anche la sintesi fra “Serra al centro” e “In movimento”, più qualche esponente autonomo. Su questo sfondo, l’immortale Bruno Censore continua a tessere la tela, quanto resistente lo scopriremo alla fine. Il nodo, anche in questo caso, è il nome dell’uomo (o donna) di punta: l’esperienza insegna che sarà tirato fuori quando i blocchi saranno chiari, anche se è probabile che nella mente di chi disegna la strategia l’idea ci sia già.
Da poco è sorto il movimento “Eranova”, compagine da scoprire nella fisionomia e nella linea politica con nomi conosciuti nel panorama locale e qualche faccia nuova.
È ipotizzabile una semplificazione del sistema con uno schema a tre liste, 52 candidati (reali, non tappabuchi) sarebbero infatti troppi per la comunità serrese.