Quando Brunetti c’è i topi ballano

Reggio Calabria è una città abitata da persone fortunate perché i cerchi non fanno alcuna fatica a chiudersi e lo fanno in modo spettacolare, rumoroso: squittiscono come i topi, tanto a loro agio in un ambiente che considerano naturale, cosa loro. Tutto ciò grazie alla naturale attrazione per l’immondo che, in ogni occasione, confermano i prescelti di Palazzo San Giorgio. Come se fossero stati selezionati al contrario, per difetti e vizi, non per pregi e virtù, hanno ottenuto il diritto di utilizzare il Municipio come il proscenio adatto a mostrare ai reggini quanto può essere buia la notte, ma anche quanto questo sia il luogo delle opportunità anche per nullafacenti senza merito.

Omuncoli defraudati di ogni qualità dal Fato ingeneroso si sono ritrovati a vestire l’abito buono della festa strapaesana respingendo anche solo l’ipotesi di esistenza dei concetti di bellezza e civiltà. E’ questo che spiega come la Villa Comunale sia diventata l’oasi di colonie di topi: la perfetta rappresentazione di un gruppetto sbrindellato di individui che avrebbero dovuto, per decreto, essere tenuti a chilometri di distanza dalla gestione degli affari pubblici e, invece, si sono ritrovati a spingere con caparbietà Reggio Calabria nell’oscurità più lugubre. Nei minuti che lo separavano dalla condanna per aver fatto del “Miramare” un suo gioiello di famiglia, il sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà, del resto, pensò bene di affidare le chiavi della stanzetta dei giochi a tal Paolo Brunetti, un giovanotto che nella consiliatura precedente aveva fatto acqua da tutte le parti, tranne che nei serbatoi cittadini, e per questo era stato innalzato al grado di assessore con delega, guarda caso, all’Ambiente. Oceani di spazzatura in ogni dove ed una imbarazzante impossibilità di risolvere il dramma per assenza di decisioni e idee, incuria e cafonaggine civica: un epilogo scontato. Così, mentre gli esseri umani ivi residenti si affannano nel tentativo di capire perché il Destino abbia voluto accanirsi contro di loro con tanto livore, la tribù dei ratti cala fin nel cuore della città, non facendo democraticamente distinzione tra centro e periferia e sbarca in forze, come reso di pubblico dominio da un video diffuso sui social da Angela Marcianò, consigliere comunale di opposizione e presidente del Movimento “Impegno e Identità”, anche alla Villa Comunale. Quella stessa Villa Comunale che il sindaco sospeso (evidentemente già allora le sue ordinarie facoltà mentali erano costrette in uno stato di sospensione) nel luglio 2016 ebbe a definire la “Central Park di Reggio Calabria”. Dunque, come anticipato, tutto torna: chi si solleva fino a sommità simili, non volete che imponga l’assessore all’Ambiente, teorizzatore sotto copertura della sostituzione etnica della popolazione indigena con quella dei topi, sindaco facente finzioni? E un altro cerchio si può chiudere.

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