Processo “Miramare”: pene diminuite per Falcomatà e gli altri imputati

Trascorso qualche minuto dopo le 14 di martedì i giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria si sono ritirati in camera di consiglio per decidere in secondo grado il destino degli imputati per il processo “Miramare”. E’ stato necessario attendere fino alla tarda per rivedere in aula la presidente Lucia Monica Monaco insieme ai giudici a latere Concettina Garreffa ed Antonino Laganà finalmente pronti a rendere di pubblico dominio il dispositivo della sentenza: diminuzione della pena, abbassata fino ad un anno di reclusione, per il sindaco Giuseppe Falcomatà. Stessa sorte degli altri imputati per i quali la rideterminazione ha condotto a dimezzare, da un anno a sei mesi, il gravame della condanna.

Nei confronti del sindaco Giuseppe Falcomatà, esponente di spicco del Partito Democratico, la Procura Generale, rappresentata nel corso delle udienze in aula da Nicola De Caria e Walter Ignazitto, aveva richiesto una condanna ad un anno e 4 mesi di reclusione perché ritenuto responsabile del reato di abuso d’ufficio: la medesima pena inflittagli nel novembre del 2021 al termine del primo grado di giudizio. Un verdetto che gli era costato la sospensione dalla carica di Primo Cittadino per 18 mesi. Pure per gli altri imputati, componenti della Giunta presieduta da Falcomatà all’epoca dei fatti cui aggiungere la Segretaria Generale di quel tempo, Giovanna Acquaviva, i teorizzatori dell’accusa si erano espressi per il mantenimento dello stesso metro di giudizio: un anno, anche in questo caso per il reato di abuso d’ufficio. Gli ex assessori coinvolti nella vicenda sono Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Patrizia Nardi, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Gli eventi fanno riferimento alla famigerata delibera relativa all’assegnazione temporanea di un paio di locali facenti parte dell’ex Grande Albergo Miramare, prezioso bene immobiliare appartenente al Comune che Falcomatà avrebbe attribuito, seguendo procedure illegittime, all’associazione “Il sottoscala”, di cui l’amico Paolo Zagarella è legale rappresentante. Anche l’imprenditore arrivava in Appello portandosi sul groppone una pena ad un anno di reclusione, al pari di Maria Luisa Spanò, già dirigente comunale del settore “”Servizi alle imprese e sviluppo economico”. Sulla base di quanto ipotizzato nel corso del dibattimento, il sindaco aveva concesso una porzione della struttura per sdebitarsi del favore ricevuto in precedenza da Zagarella, il quale gli aveva messo a disposizione gratuitamente i locali nei quali, durante la campagna elettorale del 2014, dal Primo Cittadino era stata allestita in via Possidonea la segreteria politica.

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