
La Seconda sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato, con e senza rinvio, tutte le condanne dei soggetti politici che erano stati travolti nell’operazione “Circolo Formato” che aveva portato lo scioglimento della Giunta comunale per sospetta infiltrazione mafiosa. In particolare l’annullamento ha riguardato la posizione del sindaco Rocco Femia, difeso dall’avvocato Marco Tullio Martino in collaborazione con il professor Franco Coppi, e dall’avvocato Eugenio Minniti del Foro di Locri.
L’accusa per tutti era quella di avere fatto parte della associazione mafiosa denominata Mazzaferro con uno scambio politico elettorale che evidentemente non ha superato il vaglio di legittimità richiesto dalla Suprema Corte. in particolare per Rocco Agostino, Vincenzo Agostino e Vincenzo Ieraci è intervenuta addirittura sentenza di annullamento senza rinvio, mentre per il sindaco Rocco Femia l’annullamento è stato con rinvio per un nuovo esame ad altra sezione della Corte di Appello di Reggio Calabria. Grande la soddisfazione del collegio difensivo. L’avvocato Martino ha espresso tutta la sua soddisfazione per una battaglia legale certamente non ancora terminata per il suo assistito (Femia), ma che sta – con questo annullamento – rendendo giustizia ad un sindaco ingiustamente travolto da accuse che non gli appartenevano. L’avvocato Martino, che ha difeso in Cassazione il sindaco in concerto con il professore Coppi ed Eugenio Minniti, ci tiene in anzitutto a sottolineare l’importanza del lavoro svolto dai colleghi che lo hanno preceduto nella difesa, gli avvocati Francesco Macrì e Sandro Furfaro “che per primi” – cita l’avvocato – “sin dalle battute iniziali si erano prodigati per affermare un principio poi cavalcato e documentato dai colleghi”. Si è, infatti, da sempre sostenuto come pure essendoci un innegabile interessamento di tutta la comunità alle elezioni comunali, con contatti ed intercettazioni dunque anche con soggetti eventualmente facenti parte di contesti malavitosi, l’accusa non aveva mai potuto dimostrare l’elargizione di un solo appalto, di una concessione, ovvero di un solo finanziamento, diretto o anche solo indiretto, a qualsivoglia consorteria di riferimento. Con un imponente accesso agli atti al Comune di Marina di Gioiosa poi, come se non bastasse, si sono depositati tutti gli atti compiuti dalla Amministrazione della Giunta Femia, dalle singole assegnazioni dirette di poche centinaia di euro a tutti gli appalti che erano stati comunque – sia sopra soglia che sotto soglia – sin dagli esordi, demandati dal sindaco alla stazione unica appaltante provinciale (SUAP) proprio per fugare ogni dubbio in ordine a possibili interferenze locali. Il tutto, al fine di dimostrare documentalmente quello che fin dal primo momento la difesa e tutti i testi avevano acclarato: ovverosia che mai nessuna controprestazione da parte della giunta comunale fosse mai stata compiuta in favore di qualsivoglia associazione. Anzi, dalla documentazione prodotta erano emerse demolizioni, sequestri e provvedimenti mirati, che avevano colpito proprio i beni immobili del sodalizio mafioso che si voleva considerare in realtà vicino alla Giunta. Questa notte, alle due, dopo dieci ore di camera di consiglio, le sentenze di annullamento della Seconda Sezione.
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