
Lo abbiamo visto con la legge sulla doppia preferenza di genere. Lo abbiamo (ri)riscontrato con la mancata approvazione della variazione di bilancio che avrebbe permesso di votare entro l’anno.
Quando i consiglieri regionali sono chiamati ad approvare provvedimenti che intaccano le loro prospettive, perseguono una strategia vecchia come il mondo: spezzano le attenzioni e le insistenze allungando i tempi fino a quando la notizia prodotta dalla loro testardaggine si è sgonfiata ed è diventata un fatto assorbito dall’opinione pubblica.
L’ultimo rinvio della seduta del parlamentino calabrese può sorprendere solo chi non è entrato in contatto con la politica praticata a queste latitudini. La politica delle mezze verità, del parlare di concetti disattesi e traditi con i fatti (ad esempio, blaterare di meritocrazia e agire secondo le vecchie logiche clientelari che premiano i parenti ed i portatori di voti), del reclutare soggetti dal corto respiro capaci di soddisfare i propri interessi e non di comprendere processi e programmi. Va avanti così da decenni e non si vedono inversioni di tendenza perché in assenza di opportunità le giovani menti scappano disgustate lasciando questa terra in mano al nepotismo.
Deludono i nuovi rampanti che predicano il cambiamento, ma sotto sotto fanno di peggio dei loro predecessori. Perché prima, accanto agli sprechi c’erano almeno nozioni politiche e conoscenze amministrative, oggi c’è un’arroganza ignorante e frasi sbraitate volte a solleticare la pancia di chi è accecato dall’odio. La corsa è a chi “grida” di più: non nelle piazze dove la gente la devi guardare negli occhi, ma sui quei social che hanno aperto la strada ad una comunicazione orizzontale che permette al balordo di quartiere di avere la stessa voce di un Premio Nobel.
Ma è difficile capire dove finiscono le responsabilità della politica e dove iniziano quelle della società: la prima altro non è che l’espressione della seconda. E quello che fa più preoccupare è che se la politica è marcia e senza visione, il suo riflesso (e la sua causa) è una società senza futuro che ha smarrito i suoi valori fondanti. Buon senso, competenze ed esperienze rischiano di diventare elementi da scacciare per permettere la riproduzione del sistema.