
L’Unione Sindacale di Base ha indetto per giovedì 9 febbraio, dalle 9.00, un presidio nell’area carrabile antistante l’ingresso principale del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria per denunciare la grave situazione di precarietà nella quale è costretto a lavorare il personale sanitario assunto con forme contrattuali atipiche durante l’emergenza pandemica.
“È dalla prima ondata pandemica, oramai più di 2 anni fa, che la maggior parte dei lavoratori che hanno risposto alla chiamata dell’Azienda, mettendo a repentaglio la propria salute e quella dei propri familiari, si trova costretta – osservano i rappresentanti dell’USB lavorare con forme contrattuali come la Partita Iva. Nonostante siano inquadrati nei turni di lavoro e trattati in tutto e per tutto come subordinati, questi lavoratori non vedono così garantite le più basilari tutele, come malattia e ferie pagate, indennità turnistiche, avanzamenti salariali o il riconoscimento dell’infortunio lavorativo.
A questo va aggiunto il dato ancora più preoccupante riguardante la precarietà esistenziale e lavorativa legata ai contratti prorogati di volta in volta per un massimo di 6 mesi.
E proprio adesso che il Parlamento sta per emanare una norma che permetterebbe la conversione dei loro rapporti lavorativi in contratti a tempo indeterminato, il Commissario e i direttori del GOM rifiutano qualsiasi forma di dialogo con i lavoratori, senza fornire agli stessi nessuna certezza sul proprio futuro”.
“Ribadendo che la presenza in servizio dei lavoratori assunti durante l’emergenza pandemica è vitale per il funzionamento di un ospedale già fortemente in sofferenza per la vistosa carenza di personale, dichiariamo – proseguono i componenti del sindacato – come USB che non siamo disposti alla perdita di un solo posto di lavoro. Non possiamo accettare che i cosiddetti ’eroi del Covid’ vengano messi alla porta dopo tutti i sacrifici fatti finora.
Inoltre, non siamo disposti ad accettare che il personale venga ridotto, anche perché questo andrebbe a ledere ulteriormente il diritto alla salute dei cittadini, che risulta già fortemente compromesso in tutta la provincia di Reggio Calabria”.