
«Duecentottantasette… duecentonovantuno! Ma sì, fai vedere che abbondiamo, abbondandis adbondandum. Come nella celebre gag di “Totò, Peppino e la malafemmina”, dovrebbe essere andato pressappoco così il dialogo tra Mario Oliviero, governatore della Calabria, nei panni di Totò e l’assessore al Lavoro Angela Robbe nei panni di Peppino, nel decidere il numero di lavoratori precari “ex legge 28” della Regione da stabilizzare.
Peccato, però, che il numero esatto di precari storici interessati dal provvedimento e oggetto di un accordo con i sindacati, sia di 287 unità e non di 291. Quattro in più. Cos’è successo dunque? Il 10 dicembre, prima che la tegola giudiziaria dell’inchiesta “Lande desolate” gli cadesse in testa, Oliviero – dando fondo alla sua proverbiale generosità – pare abbia provato a “regalare” un contratto di lavoro a tempo indeterminato a quattro soggetti (oltre ai 287 accreditati) non contemplati nella convezione stipulata coi sindacati il 20 novembre scorso».
Così in una nota, il portavoce alla Camera dei Deputati, del Movimento 5 stelle, Riccardo Tucci.
«La vicenda –continua il parlamentare pentastellato – fa riferimento all’approvazione di una proposta di legge di Giunta relativa alla stabilizzazione dei precari “ex legge 28”, lavoratori che da circa 20 anni prestano servizio negli enti pubblici calabresi, e che hanno maturato sul campo il diritto a un contratto stabile. Cosa che dovrebbe concretizzarsi a partire dal 1 gennaio 2019, all’interno dell’Azienda Calabria Lavoro, dopo il passaggio della delibera di Giunta nel Consiglio regionale. Il problema, però, sono i quattro lavoratori “estranei” che, sembra, non possano vantare alcun diritto al pari degli storici colleghi, essendo i primi consulenti esterni chiamati a lavorare alla Regione, a partire dal 2014, per chiamata diretta».
«Come pensa di giustificare un’operazione siffatta il presidente Oliviero? Non vorremmo pensare – conclude il deputato 5 stelle – si tratti della solita squallida marchetta elettorale a favore di pochi intimi. La gestione della ‘Cosa pubblica’ esige serietà e rispetto delle istituzioni, assumere quattro soggetti mettendoli sullo stesso piano di chi per decenni, da precario e con sacrificio, ha lavorato nella Pubblica Amministrazione è quanto mai un atto di ingiustizia sociale, che noi del Movimento 5 Stelle condanniamo fermamente. Vogliamo sperare che questa sia stata l’ultima “perla” che il nostro “generosissimo” presidente (ci si augura presto “ex”) abbia provato a confezionare».
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