
Soumaila Sacko sarebbe stato ucciso dalla ‘ndrangheta. E’questa l’ipotesi più accreditata dagli investigatori che stanno indagando sul feroce delitto di cui è stato vittima il giovane maliano sorpreso dall’assassino nei pressi di una vecchia fabbrica abbandonata a San Calogero, in provincia di Vibo Valentia, dove si era recato per prelevare alcune lamiere, insieme a due connazionali rimasti feriti dai colpi di fucile esplosi. Sulla base degli elementi fin qui raccolti
dai titolari dell’inchiesta avviata per far luce sull’omicidio, le vittime erano intente a raccogliere oggetti nella zona dell’ex fornace “La Tranquilla”, sequestrata da un decennio e, dunque, non appartenente a nessuno che avanzi rivendicazioni su quanto in essa contenuto. Quattro le fucilate sparate dal sicario che si trovava ad una distanza di circa settanta metri dal luogo nel quale erano presenti i maliani. Una ricostruzione confermata dalla testimonianza di un immigrato colpito, che ha parlato di una Fiat Panda vecchio modello e di colore bianco. E’ da questa vettura che è venuto fuori il killer. Soumaila Sacko si era impegnato molto per fronteggiare le vergognose condizioni di sfruttamento cui i migranti sono sottoposti dal “caporalato” senza scrupoli” e mafioso che impera nella Piana di Gioia Tauro. Qualche spicciolo l’ora dall’alba fino a sera per poi fare ritorno nelle baracche oppure nella tendopoli di San Ferdinando. La tensione oggi è particolarmente elevata. Il sindacato USB ha organizzato uno sciopero e le forze dell’ordine sono presenti al fine di evitare qualunque tipo di degenerazione.
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