Piazza Canonico abbandonata all’incuria è un infamante insulto alla memoria di un bambino

Era il 7 gennaio di quest’anno e lungo via Aspromonte, a Reggio Calabria, in tanti presenziavano alla cerimonia di intitolazione di una piazza a Gianluca Canonico. Un bimbo, che ad appena dieci anni, nel 1985, rimase vittima del fuoco incrociato che si scatenò barbaramente per opera di balordi nel Rione Pescatori, popoloso quartiere Sud della città. Un gesto apprezzabile, che nell’arco di pochi mesi è diventato testimonianza sofferente del grado di incuria imperante ed al quale niente e nessuno, in riva allo Stretto, nemmeno la memoria da onorare, può sottrarsi. Erbacce e sporcizia sono lì a certificare l’indifferenza nei confronti del bene pubblico, ad attestare il disinteresse rispetto alla custodia del ricordo. Quel che contava, per qualcuno tra le “autorità”, era esserci: come se questo potesse bastare a nobilitare una coscienza macchiata, di lì a poco, dalla noncuranza con cui si è lasciato che, in così breve tempo, un luogo di cui essere fieri si trasformasse in un monumento all’inciviltà. Nessuno mancava allora: dal sindaco Giuseppe Falcomatà, agli assessori Angela Marcianò e Giuseppe Marino. Nell’occasione, il Primo Cittadino si era rammaricato perché non c’era stato il tempo sufficiente per erigere un monumento o sistemare una targa da dedicare a Gianluca. “Si faranno poi” disse senza vergogna, perché, “Gianluca intanto vive nei cuori delle persone che gli hanno voluto bene. Abbiamo deciso non a caso di fare qui la piazza dove sorge una scuola per far capire ai bambini sin da piccoli quali sono i veri valori della vita”. “Noi vogliamo dire di no sin da subito – dichiarò compunto e convinto – a tutte le violenze soprattutto verso i più piccoli, vogliamo dire no alla ‘ndrangheta. Vogliamo restituire la dignità alle persone e la memoria dei luoghi”. Parole che suonano oltraggiose oggi fissando lo sguardo sull’immondizia, concreta e morale, spadroneggiante in mezzo alle giostrine circondate dall’erba selvatica ormai più alta dei piccoli che ne dovrebbero godere. E’ triste pensare che l’evento del 7 gennaio fu celebrato davanti agli occhi, candidi e pieni di speranza, degli alunni della scuola “De Amicis”:  quegli stessi che adesso potranno capire quanto le parole della pessima politica siano vuote e portatrici di indegnità.

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