
“Negli ultimi mesi ho assistito ad una serie di passerelle politiche, a dir poco sconcertanti, che mirano a storpiare la realtà delle cose per tenere buoni i cittadini e i sindaci dissidenti mentre, nel frattempo, si organizza una Sanità diversa dalle aspettative”.
Il sindaco di Spadola Cosimo Damiano Piromalli continua sulla sua strada e asserisce che “quel che è peggio è che si continua a non tener conto che l’ospedale ‘San Bruno’ è vuoto di servizi essenziali, i quali andrebbero riorganizzati subito senza se e senza ma”.
Piromalli sostiene che “è chiaro che chi elogia le imprese dell’azienda nel produrre solo delibere per posti letto o per fisioterapisti, lo fa perché crede che le cose andranno veramente così” ma aggiunge che “alla luce dei fatti” la situazione è diversa e indica le criticità: “guardie mediche inesistenti; un aumento della popolazione anziana e di conseguenza un incremento delle patologie croniche in un’area, quella delle Serre, senza una viabilità che possa consentire spostamenti rapidi e veloci (si consideri anche che il paese più lontano dall’ospedale San Bruno dista circa 40 minuti); medici già in pensione e sostituzioni non pervenute; radiologia con referti accumulati in sospeso perché il medico che dovrebbe leggerli e diagnosticare non può farlo con solo un giorno alla settimana”. A suo avviso, “ad oggi nulla è cambiato seriamente” e “l’ospedale San Bruno non può essere sprovvisto delle dotazioni necessarie, indispensabili alla stabilizzazione clinica del paziente”.
Il primo cittadino spiega di “non riuscire a capire come mai alcuni colleghi esultano tanto” ritenendo che “si tratti solo di fumo”.
Scendendo nei dettagli, afferma che “la casa di comunità che è stata ubicata all’interno dell’ospedale, per volere del commissario Giuliano, poteva tranquillamente essere allocata in altre strutture presso lo stesso comune di Serra San Bruno oppure nelle strutture esistenti dei comuni limitrofi di Spadola, Brognaturo o Simbario, ma mai è stata convocata una conferenza dei sindaci per discutere di questa ipotesi. In verità, alla luce dei fatti emersi sulle case di comunità già attive sul territorio nazionale, appare evidente che si approfitta del Pnrr per costruire muri vuoti solo con il fine di accedere a questo stesso. Già dal 2015 se solo avessero prestato attenzione alle norme (Dm 70) ci sarebbe stata la possibilità di riempire di servizi il nostro ospedale”.
Piromalli rileva che “negli anni le scelte e il decreto applicato in maniera confusa, hanno ridotto il ‘San Bruno’, presidio ospedaliero di area disagiata montana, a poco più di punto di primo intervento, lasciandovi soltanto un semi Pronto soccorso, una Medicina interna, una Chirurgia generale limitata a piccoli interventi, con laboratorio analisi per soli ricoverati. In sostanza, le comunità delle Serre devono solo sperare di non avere necessità assistenziali nei periodi invernali”.
La conclusione è in linea con la posizione assunta finora: “continueremo sulla strada della protesta perché è l’unico modo per farci sentire e salvaguardare il diritto alla salute di tutti i cittadini per come garantito dalla Costituzione italiana”.