Il ricordo è quello di una struttura che offriva valide risposte in termini sanitari al comprensorio montano del Vibonese e che riusciva anche a dare impulso all’economia locale, la realtà – dopo il rifacimento delle pareti esterne – è quella di una scatola bella fuori ma vuota dentro. L’ospedale di Serra, dal 2009 (con la chiusura definitiva del reparto di Ginecologia e Ostetricia e con la sottoscrizione del Piano di rientro) in poi, ha vissuto una decadenza inarrestabile con la graduale privazione di servizi ritenuti “essenziali” dalla cittadinanza. A nulla sono servite le contestazioni: le promesse di rilancio sono state disattese una dietro l’altra ed oggi la fiducia della comunità nelle Istituzioni è ridotta al lumicino. In questo contesto, il ruolo che andrà a svolgere la Conferenza dei sindaci sarà difficilissimo poiché alla carenza di strumentazioni e personale ed alla scarna offerta di servizi territoriali si aggiunge la critica situazione infrastrutturale. Con la Trasversale ancora incompleta e con il resto dell’apparato viario sostanzialmente privo di manutenzione spostarsi in tempi accettabili è infatti una missione semi-impossibile. Il quadro di partenza, disegnato con il decreto n. 30/2016 che ha modificato il decreto n. 9/2015 del commissario ad acta per il Piano di rientro Massimo Scura, ha confermato quello di Serra quale “ospedale di zona disagiata” cioè struttura “strutture a basso volume di attività con funzioni chirurgiche non prettamente di emergenza, con un numero di casi troppo basso per garantire la sicurezza dei ricoveri anche in relazione ai volumi per il mantenimento dello skill e delle competenze e che incidono pesantemente sulle tipologie di investimento richieste dalla sanità moderna”. Sulla carta, sono previsti:
• “un reparto di 20 posti letto di Medicina generale con un proprio organico di medici ed infermieri;
• una Chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week surgery, la copertura in pronta disponibilità per il restante orario, da parte delle équipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco;
• un Pronto Soccorso presidiato da un organico medico dedicato all’Emergenza-Urgenza, inquadrato nella disciplina specifica così come previsto dal D.M. 30/01/1998 e, da un punto di vista organizzativo, integrata alla struttura complessa del DEA di riferimento che garantisce il servizio e l’aggiornamento relativo”.
Scendendo nei dettagli, nel “San Bruno” del futuro ci dovrebbero essere:
• 5 posti in Day surgery chirurgico;
• 20 posti in Medicina (18 + 2 in Day hospital; 9 posti di Emodialisi);
• 20 posti per Recupero e Riabilitazione;
• 20 posti per Lungodegenti.
A preoccupare è inoltre la discussa postilla secondo cui “il nuovo presidio (di Vibo) è maggiore dei posti letto programmati e sostituisce totalmente l’attuale offerta pubblica dell’area interessata”. Il timore che serpeggia fra la popolazione è quello di una trasformazione dell’ospedale in qualcos’altro, che con gli aspetti prettamente sanitari c’entri fino ad un certo punto. Se così fosse, si tratterebbe dell’ultimo colpo inferto a quei cittadini che ancora, strenuamente, permangono nelle Serre.
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