
La Segreteria generale confederale OrSA Calabria esprime solidarietà e viva preoccupazione per quanto sta accadendo a seguito di alcuni provvedimenti assunti dall’UE in materia di inquinamento, ambiente e trasporti marittimi.
“Infatti la Commissione Europea, sempre più lontana – è scritto in una nota – dai problemi reali dei vari Paesi costituenti, ha emanato alcune nuove disposizioni che creano gravissimo nocumento ai lavoratori dei comparti interessati ( agricoltori, autotrasportatori, portuali, pescatori e marittimi di ogni ordine e grado) che si vedono decurtare gli introiti e pregiudicare il futuro economico a causa di nuove tasse tra cui l’aumento del costo del gasolio e la promulgazione di normative inaccettabili.
La Commissione Europea infatti ha proposto, tra l’altro, la tassa sulle emissioni inquinanti, riducendo drasticamente i tempi di transhipment dalle navi madri alle piccole navi e quindi ha coniato un Codice doganale che impone tempi di gran lunga inferiori. Ciò determinerà un danno notevole ai porti europei e in Calabria all’unica realtà produttiva del comparto, cioè al Porto di Gioia Tauro. Tali iniqui provvedimenti inevitabilmente provocheranno la lievitazione dei costi di trasporto e il trasferimento in altri porti del Nord Africa delle compagnie commerciali”.
“Insomma – a giudizio dei componenti della Segreteria generale confederale OrSa Calabria – una politica europea ingrata e suicida che non può che trovare ferma e determinata bocciatura da parte dei comparti interessati e di tutto il mondo sindacale sensibile a tali problematiche.
La classe politica nazionale deve farsi carico, a livello europeo, di tali problematiche dimostrando vicinanza e interesse verso i pescatori, gli autotrasportatori, i portuali, i marittimi e gli agricoltori, quest’ultimi ormai da diversi giorni sulle strade a dimostrare il proprio dissenso verso le scelte imposte dalla citata Commissione Europea, che dovrà rivedere necessariamente le drastiche misure sulla cosiddetta sostenibilità agroalimentare, il rigetto di riservare una percentuale di terreni coltivabili a funzioni non produttivi o l’aumento, come sopracitato, del costo del gasolio agricolo”.