
Lo stop forzato, causa pandemia, all’allestimento di show e spettacoli ha determinato un ulteriore contraccolpo, estraneo ai più: quello di spostare le esibizioni di comici tristi e teatranti di incerta fama nei luoghi più impensabili. A Reggio Calabria, per esempio, le loro ambizioni frustrate dal virus hanno trovato sfogo a Palazzo San Giorgio dove numerose sono state le occasioni per trascorrere le giornate in compagnia della spensieratezza tipica degli stolti. L’unico neo: l’assenza del pubblico obbligato a rinunciare a rappresentazioni e virtuosismi per palati raffinatissimi.
Una performance che merita di superare i confini austeri delle mura municipali, ad esempio, è andata in scena nella giornata di ieri, martedì, durante la seduta della Commissione Politiche Sociali. Una delle sue componenti, Angela Martino, espressione del Partito Democratico, ha avuto l'”ardire” di esercitare il suo mandato e presentare una mozione per la “diffusione dei fasciatoi, di aree per l’allattamento, di “Baby pit stop” UNICEF presso Palazzo San Giorgio, i servizi e le sedi decentrate del Comune”. Una proposta di ordinario buonsenso diventata, inaspettatamente, per non si sa bene quale inghippo inceppatosi nel meccanismo mentale di diversi membri della maggioranza, un casus belli, un argomento di discussione in fondo al quale gli ominicchi di Stato hanno cominciato a lanciare dentro, senza senso, così, a casaccio, richieste di fattibilità, esigenze di distinguere atti d’indirizzo da atti deliberativi, elucubrate interpretazioni da costituzionalisti frequentatori della scuola notturna, perché quella serale sarebbe stata eccessivamente impegnativa. Insomma un macello sul nulla, la metafora perfetta di un centrosinistra reggino che, infatti, questo è: un macello sul nulla. E si sa, quando tira aria di macello, salgono, sempre e invariabilmente, dagli anfratti del suolo desideri repressi ed eccentriche bizzarrie di cui si è incaricato di farsi portavoce Filippo Quartuccio, celeberrimo stratega che lo staff della Casa Bianca sta tentando di sottrarci con un ratto infido per impedire il quale si è mosso l’intero Governo italiano al fine di scongiurare una crisi diplomatica dalle ripercussioni imprevedibili. Sta di fatto che “Il Nostro” con una mossa formidabile che avrebbe disorientato chiunque ha invitato, fulmineo, Angela Martino a ritirare la mozione perché, in caso contrario, Dio non volesse, egli, in nome e per conto, a titolo e in rappresentanza di Articolo 1 (ma anche degli articoli successivi, non della Costituzione, ma dell’alfabeto), si sarebbe astenuto. Parole come pietre pronunciate per celare l’ordigno piazzato sotto il tavolo degli assetti globali che reggono, in equilibrio precario, la geopolitica internazionale. Quel congegno esplosivo aveva un nome ben definito: astensione, udite udite, per motivi politici. Ora, è facilmente intuibile che già solo adombrare tale minaccia non poteva non allertare le Cancellerie europee e quelle di mezzo mondo: da Joe Biden a Xi Jinping, passando per un tesissimo Vladimir Putin ed una preoccupatissima Angela Merkel, è scattato l'”allarme rosso”. Quartuccio sapeva che la sfida lanciata alla stabilità del pianeta non abbisognava certo di specificazioni ulteriori: si illustrava da sé. Qualcuno, in verità, ha tentato, timidamente e conscio delle tremende conseguenze, di chiedere quali mai potessero questi fantomatici “motivi politici”, ma senza ricevere risposta. Vano, sebbene generoso, si è appalesato il consenso alla mozione da parte di Filomena Iatì, abituata ad agire slegata dalle catene dei preconcetti di fazione e, dunque, semplicemente interessata alla rilevanza sociale del tema all’ordine del giorno. Mentre i minuti che avrebbero deciso le sorti del mondo, il batti e ribatti sconclusionato tra i membri della coalizione che tanto coalizione evidentemente non è non ha fatto arretrare Angela Martino. La consigliera del Partito Democratico, non abdicando alla presentazione della mozione, ha chiesto di metterla ai voti. Ma il resto del centrosinistra, a quel punto, ha lasciato deflagrasse il petardo: diversi compagni di maggioranza abbandonano i lavori per far mancare il numero legale. Sì, a questo genere di esibizioni si assiste a Palazzo San Giorgio: la maggioranza di centrosinistra che abbandona contro una proposta avanzata da una consigliera della stessa maggioranza. No, abbiate pietà: nessuno provi (e infatti, per amore di verità, il centrodestra si è guardato bene, e si guarda tuttora, dal farlo) a privarci del gusto di essere amministrati da personaggi di cotanto lignaggio e spessore politico: la Casa Bianca, muta, può aspettare.