
La Polizia di Stato nell’ambito della lotta all’illecita accumulazione di ricchezze ha messo a segno un ulteriore attacco agli interessi criminali della ‘ndrangheta, attraverso l’aggressione ai patrimoni illeciti nella disponibilità dei principali esponenti della potente e pericolosa cosca Crea operante nella Piana di Gioia Tauro.
È stata, infatti, data esecuzione a un provvedimento di confisca beni emesso dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale, originati da una proposta del Questore di Reggio Calabria, effettuata sulla scorta di un’articolata attività di natura patrimoniale effettuata dalla locale Divisione Anticrimine.
Tale attività rappresenta la naturale evoluzione delle indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina (cosiddetta Operazione “Deus”), a conclusione delle quali, il 4 giugno 2014, è stata data esecuzione a una’ordinanza, emessa dal GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria, con la quale sono state disposte, nei confronti di 16 persone, le misure della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari per i delitti di associa-zione di stampo mafioso, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni e truffe alla Comunità Europea.
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, oltre a Teodoro Crea, 78 anni, considerato il capo sto-rico della famiglia, e buona parte del suo nucleo familiare, risultavano anche altri presunti esponenti di spicco della ‘ndrina – quali Antonio Crea detto “u Malandrinu” e Domenico Crea, 63 anni, detto “Scarpa Lucida”, legati da vincoli di parentela con lo stesso capo della consorteria criminale – e tre ex amministratori pubblici del Comune di Rizziconi.
In particolare, le indagini avrebbe evidenziato l’assoluta egemonia della cosca Crea, esplicata sul ter-ritorio come una vera e propria “signoria”, sia nell’esercizio delle tradizionali attività criminali che nel totale condizionamento della vita pubblica, tanto da determinare, nel 2011, lo scioglimento del Con-siglio Comunale di Rizziconi.
Inoltre, nel corso delle indagini, è emerso che Giuseppe Crea, 39 anni, nonostante fosse latitante dal 2006avrebbe attetstato falsamente di essere un imprenditore agricolo, procurandosi così un ingiusto profitto, consistito nell’indebita erogazione da parte dell’A.G.E.A. dei contributi comunitari relativi Piano di Sviluppo Rurale per oltre 180 mila euro.
Analogo reato è stato contestato al padre Teodoro Crea, alla madre Clementina Burzì e alla sorella Marinella, per contributi pari a quasi 50 mila euro.
Il provvedimento ablatorio ha interessato svariati beni riconducibili a Teodoro Crea, considerato il boss indiscusso dell’omonima cosca – in atto sottoposto al regime del 41 bis – alla moglie, Clementina Burzì, alla figlia Marinella e al di lei marito, Francesco Barone.
Le indagini patrimoniali hanno dimostrato che essi, in virtù della loro presunta appartenenza al clan mafioso, sarebbero riusciti, con il profitto derivante dalla gestione delle sospette attività illecite e av-valendosi, secondo gli inquirenti, della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, ad ac-cumulare un ingente capitale, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, che avrebbero reinvestito nell’acquisto di terreni, società e beni immobili, intestati, al fine di eludere la normativa antimafia, ai propri familiari o a soggetti terzi.
Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze investigative, ha disposto il sequestro dei seguenti beni: un edifìcio di pregio, composto da tre appartamenti e 2 locali uso deposito/garage; una villa di pregio; un’unità immobiliare composta da due abitazioni e un locale uso deposito; un immobile in corso di costruzione; un’unità immobiliare com-posta da tre appartamenti e un locale destinato all’esercizio di attività commerciale; un appartamento; un’unità immobiliare composta da due stabili adibiti, rispettivamente, a caseifìcio e abitazione; 6 fabbricati adibiti a stalle; 18 terreni; l’mpresa agricola individuale “Clementina Burzì” con sede a Rizziconi ); titoli AGEA emessi a favore di Marinella Crea.
Il valore del patrimonio confiscato ammonta complessivamente a circa 6 milioni di euro.
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