Non ti vuole la città

Fuori dalle mura della città, qui tu non puoi entrare. Di nuovo, ancora. I suoi sodali, nel luglio scorso, al momento del reingresso in Consiglio Comunale, lo avevano salutato con inchini e salamelecchi, comportamento doveroso per lavapiatti della politica che, abusando della credulità degli stolti loro compari delle urne, si sono impossessati dei Palazzi. La bocca della Legge è stata beffarda prendendosi gioco delle parole, evidentemente figlie di un profondo turbamento, messe nero su bianco dai Segretari cittadino e Metropolitano Valeria Bonforte ed Antonio Morabito, utilizzate per commentare l’esito del voto delle elezioni politiche di domenica scorsa. La prima ponendo il PD di Reggio Calabria ad esempio di: “Un nuovo paradigma politico che premi la concretezza e la pragmaticità del lavoro politico e di rappresentanza, l’attività di servizio e di ascolto nei confronti della comunità, a cominciare dai soggetti più fragili”, apponendo l’indigeribile ciliegina sulla torta con un richiamo irritante all’aborrito ritorno di Giuseppe Falcomatà (ad oggi sospeso perché condannato in primo grado nell’ambito del processo “Miramare”). Il secondo, vaneggiando di: “Risultati che pongono il nostro territorio come uno degli scenari da valutare positivamente, anche nell’ottica del nascente dibattito congressuale nazionale”. Ed illustra pure le ragioni di tale giudizio avventato: “Il Comune e la Città Metropolitana sono e saranno due esperienze avanzate di azione amministrativa”. Sipario.

Eppure, la magistratura, quella che tanto spesso supplisce alle deficienze della sinistra contribuendo a scrivere, con una grammatica istituzionale dalle regole enigmatiche, ha stabilito ancora una volta che all’avvocato Antonino Castorina, per anni pontifex maximus di quella parte politica locale, è fatto divieto di superare il confine invalicabile della città di Reggio Calabria. Evidentemente, sebbene siano trascorsi quasi due anni da quando ne disposero l’arresto perché lo ritennero ideatore e beneficiario di un perverso sistema di brogli che avrebbe alterato il voto in occasione delle elezioni comunali celebrate nel 2020, i giudici ritengono sussistenti i rischi connessi alla permanenza in riva allo Stretto dell’ex capogruppo PD in Consiglio comunale. Tanto per essere ancora più chiari su quanto possa essere presa sul serio un’Assemblea cittadina che mai nella storia aveva occupato un gradino così basso, ne fa parte, applaudito e riverito, un figuro sbattuto fuori dalle strade che batteva, dai luoghi che frequentava abitualmente, dalla casa che abitava. Tra lui e Reggio Calabria la Giustizia ritiene debba essere alzato un muro. Un giorno, quel muro sarà senz’altro abbattuto dal corso degli eventi; altrettanto certo è che il muro che separa l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria dal credito di cui dovrebbe godere nel sentimento popolare mai potrà essere nemmeno scalfito.

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