Non ne indovina una

Un pesce fuor d'acqua e nemmeno dei più pregiati

Non ce la fa, ma d’altra parte, come potrebbe mai riuscire in qualcosa che geneticamente e per esperienze di vita, non gli appartiene né mai gli apparterrà. L’Antonino Minicuci da Melito Porto Salvo si sforza, ci prova, ma la conclusione è sempre, inesorabilmente pietosa: un pesce fuor d’acqua e nemmeno dei più pregiati.

L’ultima magra figura, e ad essa decine e decine di altre altre seguiranno fino all’ultimo giorno di una campagna elettorale per sua fortuna brevissima, ha riguardato una notizia, ancora e ancora e ancora, falsa. Disconoscendo una città per lui inesplicabile, è, per forza di cose, condannato a far collezione di pettegolezzi e voci di cortile che i suoi “brillantissimi consiglieri” gli sussurrano all’orecchio. Poveraccio, il burocrate melitese in pensione che vive a Massa e lavorava a Genova cos’altro può fare, a sua volta, se non riferirli, coram populo? Non sa di persone, situazioni e contesti, ma, in fin dei conti cosa importa? Qualcosa deve pur dire per evitare che siano sempre i nemici di ieri diventati amici di oggi ad esprimersi in sua vece. E così capita che qualche fesso gli abbia rivelato la notizia “bomba” di un Falcomatà oppressore dittatoriale che mette sotto i tacchi i più elementari diritti democratici permettendosi di impedire ad alcuni dipendenti di Hermes la candidatura con il centrodestra ed il buon uomo da Melito Porto Salvo riporta fedelmente la “bufala”. Non una novità, ma l’ulteriore prova chiarissima delle sue carenze incorreggibili che contribuirebbero a dare continuità alle tribolazioni infinite di una città già esausta da sei anni di Amministrazione Falcomatà. Diversi, nel caso specifico, sono, infatti, i lavoratori della società schieratisi con lo sprovveduto leghista di Melito Porto Salvo che, per carità di patria, avrebbe dovuto rimanere nascosto fino al giorno delle elezioni, ma, essendo un soggetto le cui imprese rimangono tuttora misteriose ai reggini, deve obbligatoriamente presenziare ad appuntamenti pubblici i cui risultati si rivelano immani catastrofi, d’immagine e contenuti. Questo succede se si cerca, con iattanza, di innestare artificialmente la Lega nella carne viva della punta meridionale della Penisola.

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