Nicola Malaspina, un Uomo

E fu così che la mattina del 10 dicembre, un venerdì, scoprimmo che anche a Reggio Calabria il pudore prevale sull’indecenza morale, senza che ci sia bisogno di nascondersi dietro un pallottoliere. Perché i pallottolieri, ha rappresentato con onore Nicola Malaspina, eletto nella lista “REggioAttiva”, non servono a contare la quantità di decoro, amor proprio e verso la città che egli ha esposto firmando per davvero, davanti al soggetto preposto, la Segretaria generale del Comune, la firma a sigillo delle dimissioni.

Non una lezione, ma molto di più: con un gesto ha tenuto un seminario completo per insegnare come è da intendere il servizio alla città, quale sia la condotta morale da tenere dentro le Istituzioni. Una umiliazione senza sconti alla povertà di argomenti e motivazioni dimostrata ventiquattro ore fa dai tre ormai ex colleghi di Forza Italia precipitatisi a far sapere con una nota, per l’ennesima circostanza, che loro sarebbero rimasti al loro posto, sebbene bramassero fare il contrario. Naturalmente, quantunque la stupida ingenuità dei rappresentanti “azzurri” pessimamente consigliati abbia fatto rumore più del silenzio altrui, il resto della minoranza non è esonerato dall’ammonimento, attuato con la consistenza dei fatti, proveniente da Malaspina. Nessuna speculazione da parte sua sul cadavere di una città oggi offesa fino al punto da essere amministrata da un facente FINZIONI come Paolo Brunetti; nessun inganno a danno della buona fede degli elettori; nessuna umoristica clausola, ma un un unico obiettivo: porre i principi al di sopra di qualsiasi interesse personalistico e lasciare, anche da solo e in assenza di alcuna indegna strategia pseudopolitica, un’Assemblea paragonabile ad un suk di venditori all’ingrosso di frottole. Semplicemente, dunque, la constatazione che, in questa fase storica già sanguinante per la mala amministrazione di Giuseppe Falcomatà, sarebbe impossibile far finta di nulla, far finta che le figure apicali del Comune e della Città Metropolitana non siano state ghigliottinate politicamente da una sentenza della magistratura. Proseguire nell’espletamento del proprio incarico, autorevole sulla carta, ridotto a grigia parodia del potere nella pratica quotidiana, sarebbe perciò immorale. Ma affinché queste sensazioni siano pulsanti nell’anima, è necessario che la morale ogni tanto vi faccia capolino. Non è il caso degli indolenti arraffatori di strapuntini, non importa nemmeno se per farlo bisognerà saltellare da un lato all’altro dei banchi dell’Aula dedicata a Pietro Battaglia: ci sono professionisti del settore che campano da anni sulle spalle dei reggini, senza ottenere nulla in cambio. Nessun freddo tornaconto utilitaristico da parte del militante dell’associazione “Centro Studi Tradizione e Partecipazione”, ma un’azione in sintonia con il sentimento collettivo di una città nauseata dall’ignoranza crassa manifestata dai rappresentanti della maggioranza di centrosinistra e dalla bassezza etica degli esponenti della minoranza. La testimonianza di Malaspina, non casualmente uno dei rarissimi casi, là dentro, di amministratore che nella su vita ha alimentato il proprio sapere con la cultura derivante da raffinate letture, è tanto più utile perché aiuta a distinguere il grano dal loglio, a differenziare con nettezza chi si cimenta nella gestione della “cosa pubblica” con ardore pregno di sentimento da chi, al contrario, è mosso dalle piccolezze della cupidigia. Un piattume etico dal quale sollevare il capo con un moto di ribellione rispetto al malcostume di accontentarsi dei granelli di credito effimero che scaturisce da uno status palesemente sproporzionato rispetto all’irrilevanza degli eletti pro tempore.

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