
Anelavano di essere accolti in una parte di emisfero che ritenevano, a ragione, potesse concedere loro le opportunità negate nelle loro terre d’origine. Partiti dalla Nigeria, devastata da una terribile carestia e dalla follia stragista dei terroristi jihadisti di Boko Haram; dal Senegal, dalla Somalia, teatro anch’essa di una sanguinosa guerra civile esplosa sei anni fa ed ancora causa di devastazione e morte. Sulla sponda d’approdo del viaggio della speranza, però, hanno scoperto che, mischiati agli “italiani brava gente”, si confondono “negrieri” senza scrupoli, spregiudicati ben oltre la soglia della legalità. E’ questo, almeno, il quadro dipinto in fase preliminare dagli inquirenti della Procura della Repubblica di Cosenza che hanno eseguito quattordici misure cautelari disvelando, è l’ipotesi da essi formulata, uno scenario fosco, il cui unico colore, cupo, è dato dall’impoverimento della dignità dell’essere umano. Lucrare sulla disperazione, fissandone il barbaro prezzo in 15 euro a fronte di dieci ore di sfiancante lavoro nei campi o in mezzo alle pecore provoca disgusto, reso ancor più amaro dalla considerazione che, nel frattempo, le tasche dei presunti sfruttatori di Camigliatello Silano e dintorni si riempivano in dispregio della legge truffando la collettività e sgraffignando la pioggia di denaro pubblico su cui, per una volta, il controllo esercitato dallo Stato.
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